Il 1° Maggio è la festa di chi lavora. Di chi fatica, di chi costruisce, di chi crea. Ma è anche — e forse soprattutto — la festa di quei lavori che restano ai margini della celebrazione collettiva, nonostante siano indispensabili. Tra questi c’è l’avvocatura, mestiere antico e più attuale che mai, come ricorda Alberto Del Noce, presidente dell’Unione Nazionale Camere Civili (UNCC), nel suo messaggio in occasione di questa ricorrenza.
«In un mondo che cambia, tra intelligenze artificiali, nuove economie e vecchie guerre che non si spengono, l’Avvocato resta un mestiere fatto di ascolto e parola, di studio e presenza», scrive Del Noce. Un mestiere che non produce merci, ma protegge equilibri, che non vende cose ma custodisce diritti. Un lavoro di cui spesso si dimentica il valore sociale, e che invece è parte integrante della tenuta democratica e civile del nostro Paese.
L’arte invisibile di rendere giustizia
La vita dell’avvocato è fatta di ore di studio per prevenire conflitti, di notti passate a scrivere memorie, di udienze vissute nell’attesa, di silenzi densi che precedono una sentenza. È il mestiere della pazienza e della discrezione, di chi opera lontano dai riflettori per tutelare i diritti altrui. Un lavoro che non fa rumore ma che costruisce silenziosamente argini contro il disordine e la paura.
«Il 1° maggio ci ricorda che anche l’Avvocatura è lavoro, spesso invisibile, sempre necessario», sottolinea ancora Del Noce. E mai come oggi, in un’epoca in cui le tecnologie ridefiniscono il concetto stesso di professione e di presenza, questo lavoro conserva il suo valore umano insostituibile.
Giustizia come vocazione civile
In un tempo in cui le guerre tornano a occupare le cronache e il rumore delle armi sovrasta la voce della ragione, il ruolo dell’avvocato si fa ancora più essenziale. È la figura che crede nella forza del diritto come strumento di civiltà, che sa che oltre alle norme servono coscienza e coraggio. Che ogni giorno si schiera — talvolta controvento — dalla parte della legalità, della persona, della dignità.
«Chi indossa la toga sa che non bastano le norme, servono coscienza e coraggio. Servono donne e uomini che, anche senza clamore, ogni giorno lavorano per rendere la Giustizia un po’ più giusta», conclude il presidente UNCC.
E allora, in questo 1° Maggio, mentre celebriamo il valore di ogni mestiere, c’è un pensiero speciale da rivolgere a chi ha scelto di fare della propria vita uno spazio per il diritto, un rifugio per i diritti degli altri. A tutte le avvocate e a tutti gli avvocati, buon 1° Maggio.
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