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Zuckerberg ha creato l’ufficio virtuale

Il Metaverso diventerà un’esperienza sociale. Ad un anno del cambiamento del nome da Facebook a Meta, Zuckerberg prova a spingersi oltre, lanciando un nuovo visore, che costa quanto un iPhone. La novità farà diventare la piattaforma Horizon Workrooms un “ufficio virtuale”, con degli avatar sempre più verosimili e con controller che sostituiranno le mani.

Il nuovo visore si chiama Meta Quest Pro, e sarà disponibile in Italia dal 25 ottobre. Il target sono professionisti quali ingegneri, architetti, designer e costruttori. Spiega Zuckerberg: «Diventerà come i tablet e i computer portatili che usano ora le persone. Il metaverso è un’incredibile tecnologia, sarà una nuova era del computing. Crediamo in questa visione, ora ci sono più persone e creator nella realtà virtuale e più marchi nel metaverso, è il segno che il futuro non è così lontano. Noi ci siamo stati dall’inizio, sarà un’esperienza sociale».

Il metaverso, però, non sarà costruito da un’azienda sola. Durante l’evento è intervenuta anche Satya Nadella, CEO di Microsoft; l’azienda, infatti, lancerà sui visori Meta Quest anche il servizio Xbox Cloud Gaming nella versione beta. «Il metaverso cambierà ogni cosa, dal gioco alla produttività. E se lo facciamo insieme sono convinto che possiamo plasmare il futuro della realtà virtuale per rendere il suo utilizzo più interessante che mai».

Horizon Workrooms: il nuovo ufficio virtuale

Ma i visori saranno soltanto la porta che permette di accedere alla piattaforma Horizon Workrooms, che diventerà un ufficio virtuale con gruppi di discussione, schermi multipli virtuali, note adesive per la lavagna, modelli 3d e integrazione con Zoom.

Spiega la società: «Invece di essere confinati alle dimensioni della vostra scrivania potete creare un grande spazio di lavoro virtuale con più schermi sparsi intorno a voi, pur continuando ad usare la vostra tastiera e il vostro mouse». Gli avatar che ci rappresentano all’interno del metaverso somiglieranno di più a noi, muovendosi sulle loro gambe (prima erano dei busti sospesi nel vuoto) e con espressioni simili a quelle che abbiamo nella realtà.

Facebook sempre meno attraente

Circa un anno fa il gruppo Facebook annunciò di aver intenzione di cambiare il proprio nome in Meta, ufficializzando l’investimento della società nel metaverso. A spingere Zuckerberg a cambiare il nome fu principalmente l’indebolimento del marchio di Facebook, che diventava sempre meno attraente per i più giovani ma anche associabile agli scandali degli ultimi anni.

Ma la svolta in direzione del metaverso non fu soltanto un annuncio pubblicitario. Nell’ultimo anno, infatti, Meta ha deciso di investire dieci miliardi di dollari per sviluppare delle tecnologie collegate alla realtà virtuale e per la creazione di software e ambienti virtuali.

Lo sforzo economico è coinciso con un periodo decisamente difficile per il gruppo, che ha perso il 60% del suo valore. Secondo CNBC: «Solo quattro titoli di borsa stanno avendo un anno peggiore di Meta in tutto l’indice S&P 500», ovvero il più importante indice azionario degli USA.

Il metaverso, questo sconosciuto

The Verge ha recentemente pubblicato un documento sullo stato di Horizon Worlds, dove il responsabile del gruppo per il metaverso si lamenta che le stesse persone che ci lavorano non utilizzano la piattaforma. Per Zuckerberg «tutti in questa organizzazione dovrebbero avere l’obiettivo di innamorarsi di Horizon Worlds», nonostante l’ammissione che il processo di inserimento per i nuovi utenti desti molta confusione e frustrazione.

È il concetto stesso di metaverso che sembra sfuggire a molte persone, nonostante sia qualcosa di relativamente semplice. Parliamo infatti di un software in grado di riprodurre un mondo virtuale nel quale ci si può muovere e fare attività, collegate sia al lavoro che allo svago, indossando un apposito visore.

Nei vari metaversi si può interagire con amici e sconosciuti attraverso un “avatar”, ossia una specie di pupazzetto che riproduce le caratteristiche fisiche dell’utente.

Una tecnologia in fase sperimentale

La settimana scorsa il New York Times ha pubblicato il riassunto di una dozzina di interviste ai dipendenti di Meta e alcuni documenti interni. Tutto lasciava intendere che la transizione verso il metaverso abbia generato confusione e rabbia tra le persone. Addirittura, un intervistato ha detto che la somma di denaro che è stata investita nel progetto gli dà il “voltastomaco”.

Il numero degli utenti di Horizon Worlds, nonostante stia crescendo, è comunque minuscolo se messo a confronto con altre realtà di Meta.

Tra le principali ragioni troviamo la tempistica di Zuckerberg, che ha scelto di investire massivamente nel breve periodo, nonostante questo tipo di tecnologia sia in fase sperimentale. Alcune stime parlano di anni di investimenti e sviluppi per arrivare ad una tecnologia che può essere adottata su larga scala.

Chi frequenta il metaverso

La giornalista Kashmir Hill ha pubblicato il suo resoconto dopo un mese passato sul metaverso di Meta, definendolo come un luogo poco popolato, ma frequentato da utenti di tutti i tipi: appassionati di videogiochi, neogenitori che non possono uscire di casa, persone non autosufficienti e troppi bambini.

Horizon Worlds ha fatto nascere amicizie e relazioni, e ha avuto un impatto significativo sulla vita di alcune persone. Per esempio, un’illustratrice di 25 anni ha detto che la realtà virtuale l’ha aiutata molto in un periodo delicato della sua vita, sostenendo che se non avesse comprato «un visore per la VR, oggi probabilmente sarei morta».

Non è il momento del metaverso

Nemmeno le poche buone notizie che provengono dal metaverso non sembrano sufficienti a giustificare una spesa così grande in un periodo così travagliato. Infatti, anche Instagram (che fa parte di Meta) sta avendo i suoi problemi: comincia a perdere utenti, ed è costretta a cambiare la propria interfaccia per inseguire TikTok.

Ma anche gli altri progetti di questo tipo non brulicano di vita. Decentraland e The Sandbox sono tra i metaversi più famosi e hanno, insieme, meno di mille utenti al mese, con quotazioni che superano il miliardo di dollari.

Secondo l’investitore Sasha Fleyshman è ancora troppo presto per questa frontiera del web. Piattaforme simili «varranno molto di più quando funzioneranno come previsto».

Fantascienza

Il concetto alla base di Meta deriva dal romanzo fantascientifico Snow Crash, scritto nel 1992 dall’autore Neal Stephenson (pubblicato in italiano da Mondadori).

Nel romanzo, il metaverso è una realtà virtuale, connessa sulla rete mondiale in fibra ottica, dove le persone fuggono dal mondo reale ormai in rovina attraverso dei terminali pubblici, dove possono interagire con altre persone con degli avatar.

Attualmente, il metaverso è uno spazio che collega la realtà digitale e quella fisica, che si basa su standard e protocolli condivisi che garantiscono un margine molto ampio di interoperabilità per tecnologie e piattaforme di aziende diverse.

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