In Francia, per potersi iscrivere ad un social network, d’ora in poi bisognerà avere 15 anni. Si tratta di una proposta di legge approvata praticamente all’unanimità dall’Assemblea Nazionale in prima lettura, con 82 voti contro 2.
L’idea sarebbe quella di ricalcare il modello parigino, fissando dei paletti anche in Italia. Il piano è stato annunciato da Carlo Calenda, leader di Azione. L’obiettivo sarebbe l’introduzione di un divieto di iscrizione per le persone che hanno meno di 13 anni, consentendo a coloro che non hanno ancora raggiunto i 15 anni d’età di utilizzare un account social soltanto tramite il consenso dato dai genitori.
I social, in questo modo, saranno tenuti a verificare minuziosamente l’età degli utenti per consentire la registrazione dei minori.
Il caso Ferragni
Se ne ritorna a parlare dopo l’accesa discussione degli ultimi giorni, che ha visto come protagoniste la famosa imprenditrice digitale Chiara Ferragni e una ragazzina di 11 anni, che ha commentato una foto condivisa su Instagram da Ferragni, che la ritraeva seminuda davanti ad uno specchio.
L’undicenne ha commentato: «A parte che in questa foto non fai vedere vestiti o costumi da bagno, ma praticamente te stessa nuda. Qual è il messaggio per noi ragazzine? Che per farci notare dobbiamo metterci nude? Io non lo trovo un bel messaggio da mandare».
La risposta di Ferragni non è tardata: «Il messaggio per tutte, ragazzine e non, da parte mia è molto semplice: nessuno ci può giudicare o farci sentire sbagliate. Pubblicare una foto così non dovrebbe far vergognare nessuno e anzi dimostrare che ognuno è libero di essere se stesso e celebrarsi quando si sente di farlo».
In molti hanno preso le difese della ragazzina, criticando la scelta di Ferragni. Racconta la madre dell’undicenne a Repubblica: «Ho dovuto disattivare le notifiche ai suoi post per evitare che leggesse commenti poco piacevoli».
Il profilo della ragazzina è stato cancellato, e per alcuni sarebbe vittima di censura online, visto che, sempre secondo alcuni, il commento non sarebbe stato particolarmente gradito da Ferragni. La tesi è sostenuta anche dalla madre, che dichiara ai microfoni del Corriere della Sera: «Io non posso accettare che mia figlia, per aver espresso un’opinione, peraltro condivisa da tante persone, sia stata messa a tacere, bannata, eliminata».
Tuttavia, le regole di Instagram sono chiare: non ci si può iscrivere al social se si ha meno di 13 anni.
Utilizzare i social in maniera consapevole
Secondo la nuova legge, saranno previsti controlli e sanzioni nei casi di inadempienza per le piattaforme che non andranno a verificare correttamente se i dati anagrafici sono esatti. Spiega l’ex ministro dello Sviluppo economico durante la trasmissione di Rai 3 Mezz’Ora in più: «Ci dovrà essere anche un riconoscimento dell’identità».
Attualmente, la proposta di legge si trova in fase di costruzione. Secondo alcune fonti parlamentari di Azione, il progetto mira ad un utilizzo più consapevole dei social: «E’ una questione di responsabilità. I minori non sentono più la necessità di incontrarsi, ma soprattutto rischiano di essere assuefatti dagli smartphone. Non si può lasciare il compito di educarli solo alla scuola e alle famiglie, occorre una regolamentazione».
Il tema è molto sentito anche dai genitori. Durante il Safer Internet Day, evento promosso dalla Commissione Europea per un utilizzo migliore e consapevole di Internet, Telefono Azzurro ha presentato un progetto alla Camera, per poter innalzare l’età minima per utilizzare i social da 14 a 16 anni: «il primo scopo è quello di preservare la salute mentale dei minori, evitando un’esposizione ai social network in età troppo giovane».
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Calenda sta cercando di replicare il modello francese con gli esperti del settore, per «ridurre i fenomeni di cyberbullismo». In Francia, la soglia era già stata inserita nel 2018, anche se non è stata realmente applicata e non c’è stato alcun impatto: sui social è stato accertato che la prima registrazione avviene circa a 8 anni e mezzo, e la fascia d’età più presente nei social è quella 10-14.
In Italia ci sono tantissimi giovani tra gli 11 e i 12 anni ad avere un profilo TikTok, Snapchat o Instagram. Circa 4 ragazzi su 10 dichiarano inoltre di avere un profilo pubblico, ovvero aperto e accessibile a tutti.
Le associazioni dei genitori contro gli smartphone
Ma non solo Francia o Italia discutono circa l’utilizzo dei social da parte dei minori: anche in altri Paesi il dibattito sull’utilizzo degli smartphone da parte dei più giovani prende sempre più piede. Nella città irlandese di Greystones, per esempio, i genitori hanno fatto in modo che i figli non possano avere uno smartphone almeno fino alla scuola secondaria.
Nelle otto scuole elementari presenti nella zona, le associazioni dei genitori hanno deciso di evitare che i figli, non ancora adolescenti, utilizzino uno smartphone. Riferisce una mamma al Guardian: «Se lo facciamo tutti insieme non ti senti come se fossi strano. Più a lungo riusciremo a preservare la loro innocenza, meglio sarà».
Alla base della scelta di questi genitori, molto probabilmente c’è la preoccupazione che gli smartphone alimentino l’ansia dei bambini, esponendoli a materiale per persone adulte. Infatti, per Rachel Harper, preside della scuola di San Patrizio a capo dell’iniziativa, «l’infanzia sta diventando sempre più breve».
Probabilmente, la molla è scattata nel momento in cui bambini di nove anni hanno cominciato a chiedere ai genitori di avere uno smartphone. L’unica soluzione alle quale sono giunti, in questo caso, è stato un patto collettivo, che diventa anche un esperimento sociale molto interessante.
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