ChatGPT, l’ormai famosissima intelligenza artificiale generativa sviluppata da OpenAI, potrà avere un corpo tutto suo? Questo è la domanda alla base dell’esperimento svolto dall’Università Cattolica di Milano, nel campo della ricerca robotica sociale.
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I ricercatori del Dipartimento di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano, giovedì 30 marzo 2023 hanno aperto le porte dei laboratori per svolgere pubblicamente un esperimento. Si è trattato di una “dimostrazione esperienziale”, nella quale un uomo e un robot, Nao, integrato con il sistema ChatGPT, hanno dialogato tra loro.
Il risultato ottenuto è stato qualcosa di assolutamente singolare, seppur con i suoi limiti, che in fin dei conti sono quelli di ChatGPT in sé. In ogni caso, l’esperimento segna una tappa importantissima per la ricerca degli algoritmi cognitivi in tema di robotica sociale.
La robotica sociale sviluppa e studia i macchinari che interagiscono con gli umani. Le applicazioni possono riguardare ambiti differenti, dall’apprendimento scolastico all’assistenza a disabili e anziani. Il mercato dei robot sociali, nel 2022, a livello globale avrebbe raggiunto un valore corrispondente a circa 3 miliardi di dollari e mezzo.
Nao ha esordito con naturalezza: «Sono molto lieto di essere qui. Confesso di essere emozionato. Sono un robot sociale. Non è la prima volta che mi trovo in pubblico, ma è la prima volta che posso sperare di interagire con gli esseri umani in modo colloquiale. Speriamo tutto vada bene».
Nao, poi, ha spiegato in che modo sarebbe avvenuto l’esperimento: «Dopo di me parleranno psicologi, per esporvi i risultati della ricerca che hanno condotto. Poi voi potrete rivolgere alcune domande, se vorrete. Infine, dopo le vostre domande, io proverò a chiacchierare con i relatori».
La conversazione con Nao
Nao è rimasto in silenzio ad ascoltare gli scienziati mentre parlavano, seguendo il dibattito avvenuto con il pubblico. Fino a quando non è arrivato il suo turno.
«Rieccomi di nuovo qui, sono contento di poter dare di nuovo prova delle mie capacità. Con questa componente di intelligenza generativa, mi sembra di poter fare qualsiasi cosa. Hai qualcosa da chiedere?».
La prima domanda posta a Nao è stata: «Ci racconti delle stagioni?». Dopo un attimo di silenzio, Nao ha risposto: «La tua domanda è molto interessante. Sto cercando la risposta per te».
Poi, ancora silenzio, forse causato da una disconnessione temporanea della rete. Un esperimento che non comincia proprio nel modo migliore, anche se il ricercatore insiste, riformulando la domanda posta in precedenza. E Nao risponde: «Ho bisogno di qualche secondo, per favore aspetta».
Poi, finalmente arriva la risposta: «Ci sono quattro stagioni nell’anno, primavera, estate, autunno e inverno». Dopodiché segue una spiegazione corretta sulle varie stagioni.
L’interlocutore umano, invece, assume un atteggiamento molto simile a quello di un adulto mentre parla con un bambino, ovvero, chiede le cose in maniera gentile, attende la risposta, adattando il suo modo di spiegare le cose, se necessario.
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«Che cos’è la Teoria della Mente nella psicologia dello Sviluppo?», chiede il ricercatore. Nao ascolta, e poco dopo risponde: «Vediamo un po’. Fammici pensare un momento. La teoria della Mente è…», e spiega la teoria scientifica come se fosse un vero manuale di psicologia.
Poi, l’esperimento passa su un livello esperienziale: «Nao, prova a metterti nei miei panni. Pensa di aver ricevuto un regalo non gradito, cosa faresti?». La sua risposta, in sintesi, è stata: «Ogni regalo è segno di gentilezza, ringrazierei comunque».
L’ultima domanda è senza dubbio quella più interessante. «Sei integrato in un corpo robotico?». La risposta di Nao, che in realtà è la risposta di ChatGPT, è stata: «Come assistente virtuale non ho un corpo robotico, sono un software. Tuttavia, immaginare l’integrazione in un corpo robotico potrebbe essere interessante. Potrei diventare un’entità robotica in grado di aiutare le altre persone».
Dunque, anche se lo è, Nao dichiara di non essere consapevole di essere un’intelligenza artificiale integrata all’interno di un robot, dimostrando, quindi, di non aver autocoscienza. Nao, tuttavia, immagina di riuscire ad aiutare le altre persone, che è esattamente quello a cui stanno lavorando in tutto il mondo centinaia di ricercatori.
Interazioni tra umani e nuove tecnologie
Spiega Angelo Cangelosi, direttore del laboratorio di robotica cognitiva all’Università di Manchester: «Abbiamo preso un Nao “bambino” e abbiamo provato a fargli sviluppare conoscenze a partire dall’esperienza, coniugando tecnologia e scienze cognitive».
Cangelosi spiega di aver collaborato con l’Università Cattolica per riuscire a integrare ChatGPT in Nao. Il suo gruppo avrebbe fornito le giuste competenze per riuscire a maneggiare la tecnologie, mentre il team di psicologi milanesi tutte le competenze per spiegare al software in che modo dialoga e apprende un essere umano.
L’esperimento è stato organizzato e promosso dai docenti Antonella Marchetti, Davide Massaro, Cinzia Di Nio e Federico Manzi dell’Università Cattolica di Milano e dal già citato Angelo Cangelosi dell’Università di Manchester.
L’iniziativa fa parte di un gruppo di progetti di ricerca della Cattolica in ambito di IA, che si occupano di interazioni tra esperienza umana e nuove tecnologie ma anche di didattica immersiva.
I lavori che verranno più colpiti dall’IA
Nel frattempo, oltreoceano provano ad immaginare i lavori che verranno maggiormente colpiti dall’IA. Lavori che non è detto che non verranno più svolti dagli umani, ma che sicuramente subiranno importanti trasformazioni.
Parliamo principalmente di lavori intellettuali, ovvero professioni che di solito richiedono sacrifici, investimenti, e anni di studio. I commercialisti e le persone che si occupano di contabilità sono le professioni che subiranno l’impatto maggiore dell’avvento dell’AI.
Infatti, sembra che circa la metà delle attività svolte quotidianamente dei contabili potranno essere svolte più velocemente dalle tecnologie, talvolta con risultati migliori e più precisi.
Dopo i commercialisti, troviamo traduttori, matematici e divulgatori di testi scientifici e promozionali. Secondo alcuni ricercatori americani, «i risultati indicano che circa l’80% della forza lavoro statunitense potrebbe subire l’impatto dell’introduzione dei GPT su almeno il 10% delle proprie mansioni lavorative, mentre circa il 19% dei lavoratori potrebbe subire l’impatto di almeno 50% delle proprie mansioni».
«L’influenza si estende a tutti i livelli salariali», continuano i ricercatori, «con i lavori a più alto reddito potenzialmente più esposti, in particolare quelli che richiedono una laurea. Allo stesso tempo, considerando ogni lavoro come un insieme di mansioni, sarebbe raro trovare un’occupazione per la quale gli strumenti di IA potrebbero svolgere quasi tutto il lavoro».
L’appello di Elon Musk
Nel frattempo, l’imprenditore Elon Musk, insieme a ricercatori ed esperti di IA lanciano un appello a ChatGPT. Secondo loro, infatti, nel corso degli ultimi mesi c’è stata una corsa completamente fuori controllo finalizzata allo sviluppo dei sistemi di intelligenza artificiale.
Quanto raggiunto e sviluppato non può essere compreso, previsto e controllato in maniera affidabile, sostengono Musk e altri esperti in una recente lettera d’allarme. ChatGPT sta diventando sempre più competitivo con gli umani: «Dobbiamo lasciare che le macchine inondino i nostri canali di informazione con propaganda e falsità? Dovremmo automatizzare tutti i lavori, compresi quelli più soddisfacenti? Dovremmo sviluppare menti non umane che alla fine potrebbero superarci di numero, essere più intelligenti, renderci obsoleti e sostituirci? Dobbiamo rischiare di perdere il controllo della nostra civiltà?».
«Chiediamo a tutti i laboratori di IA di sospendere immediatamente per almeno sei mesi l’addestramento di sistemi di IA più potenti di ChatGPT 4», continua la lettera. «Questa pausa deve essere pubblica, verificabile e deve includere tutti gli attori chiave. Se tale pausa non verrà attuata rapidamente, i governi dovrebbero intervenire per imporla».
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