10 Giugno 2025 - Crimini digitali

Truffe online sotto i 5.000 euro: in Italia finiscono spesso in un archivio

Denunce raccolte e poi dimenticate, indagini bloccate dai costi e dalla burocrazia. Crescono i casi di frodi informatiche, ma il sistema giudiziario fatica a rispondere. Ecco perché e cosa può fare il cittadino per difendersi.

C’è un dato che allarma cittadini e associazioni di tutela: in Italia, la maggior parte delle denunce per truffe online di piccolo importo viene archiviata, anche quando il danno economico è tutt’altro che trascurabile. Dietro questo fenomeno si nasconde una combinazione di fattori che intreccia difficoltà investigative, carenze normative e limiti strutturali della macchina giudiziaria.

In diverse città italiane, da Bari a Torino, passando per Sassari e Tivoli, sta emergendo una sorta di tacita rassegnazione istituzionale. Truffe online con danni inferiori ai 5.000 euro vengono spesso considerate economicamente “non sostenibili” da indagare, data la complessità tecnica e la difficoltà nel rintracciare responsabili che operano tra criptovalute, server anonimi e conti esteri. I criminali digitali conoscono bene questi limiti e li sfruttano costruendo vere e proprie reti transnazionali di frodi.

Il paradosso giudiziario
Anche quando una vittima si presenta in caserma o in commissariato per sporgere denuncia, il più delle volte l’iter si arena nella fase preliminare. La recente normativa impone doppie autorizzazioni per procedere con sequestri e analisi forensi dei dispositivi sospetti, rendendo i tempi d’indagine incompatibili con casi che, dal punto di vista economico, vengono catalogati come minori. Eppure, secondo i dati più recenti del Ministero dell’Interno, le frodi informatiche nel 2024 sono aumentate del 28%, causando oltre 700 milioni di euro di danni ai cittadini.

Come tutelarsi quando il sistema rallenta
Di fronte a un sistema giudiziario che fatica a garantire risposte tempestive, cresce il numero di cittadini che si rivolgono ad associazioni di tutela specializzate. Organizzazioni come l’Associazione Vittime Truffe Finanziarie Internazionali offrono assistenza legale e promuovono denunce collettive, che funzionano come vere e proprie class action penali.

In parallelo, anche le banche iniziano a essere chiamate in causa. Se una frode avviene per carenze nei sistemi di sicurezza bancaria, gli istituti possono essere ritenuti responsabili e obbligati a risarcire i clienti. A disposizione del cittadino resta anche il chargeback, una procedura che consente di annullare pagamenti fraudolenti con carta di credito entro tempi ben precisi.

La prevenzione resta l’arma più efficace
Se ottenere giustizia è complesso, la via più sicura rimane la prevenzione. Imparare a riconoscere le truffe, diffidare di offerte troppo allettanti, evitare siti privi di protocolli di sicurezza e mai fornire codici bancari o OTP via telefono o email sono regole base di sopravvivenza digitale. Perché in un contesto in cui le istituzioni arrancano dietro ai cybercriminali, la consapevolezza dell’utente è spesso il miglior scudo.


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