A Palazzo Chigi si punta all’introduzione dei test psico-attitudinali per entrare in magistratura. Ci potrebbe volere del tempo, certo, ma intanto l’ipotesi è stata messa sul tavolo, nonostante non sia stata inserita nel due decreti legislativi varati dal Cdm per proseguire con la Riforma della Giustizia.
L’opposizione richiede che il ministro riferisca al più presto in Aula alla Camera, e anche l’Anm esorta a non «lasciare che le sue parole cadano nel vago».
I test psico-attitudinali esistono già per le forze dell’ordine, e vengono effettuati con cadenza periodica. Il governo vorrebbe estendere questi test a quei pubblici ufficiali che hanno alti incarichi di responsabilità, dai quali «dipende la libertà dei cittadini, come appunto i magistrati: è una questione di buonsenso».
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Non si è ancora trovato lo spazio per l’introduzione della questione all’interno dei due decreti legislativi. In uno viene rivisto il sistema per la valutazione dei magistrati, mentre nell’altro troviamo una stretta riguardo il collocamento fuori ruolo delle toghe, portando il limite a 7 anni.
Di certo non è la prima volta che si discute sul tema, visto che anche in magistratura è avvenuto un confronto sui sistemi che devono essere affiancati al concorso. Tuttavia, ha creato non poche tensioni tra la politica e le toghe.
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