ROMA – Il conflitto tra il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) ha raggiunto nuovi livelli di tensione, alimentato da dichiarazioni scontrose e richieste di intervento istituzionale. A scatenare la reazione del CSM sono state le affermazioni rilasciate da Nordio in Senato lo scorso mercoledì, in cui ha definito i pubblici ministeri come “super-poliziotti senza controllo” e accusato alcuni di loro di pratiche poco trasparenti, come “clonazioni di fascicoli” e “indagini occulte e eterne”.
Le parole del Ministro hanno sollevato una vera e propria tempesta all’interno del CSM, che ha deciso di avanzare una richiesta ufficiale per l’apertura di una “pratica a tutela dell’ordine giudiziario”. I membri del CSM, in un documento firmato da ventuno consiglieri, hanno espresso preoccupazione per la lesione al “prestigio e alla credibilità” dell’istituzione, accusando il Ministro di aver diffuso “generalizzazioni improprie e gratuite” che danneggiano la reputazione e l’indipendenza della magistratura.
Il CSM, infatti, ha ritenuto le parole di Nordio come un attacco diretto non solo ai magistrati ma anche alla funzione stessa della giustizia, definendo le accuse come un “comportamento lesivo dell’indipendenza dell’esercizio della giurisdizione”. In questo clima teso, si invoca una protezione maggiore per l’ordine giudiziario, sollecitando l’apertura di una pratica sotto l’articolo 36 del regolamento, con l’intento di salvaguardare l’autonomia della magistratura.
Non sono mancate le reazioni politiche a questa escalation. Il senatore Enrico Aimi (area Fl) ha controbattuto, ribadendo che il CSM non può considerarsi la “Terza Camera” e che le dichiarazioni di Nordio sono semplicemente una risposta alla necessità di una riforma che possa ridurre le “correnti” all’interno delle procure. D’altra parte, il governo ha mostrato segni di imbarazzo, con alcuni esponenti di Palazzo Chigi che hanno criticato l’approccio aggressivo di Nordio, ritenendo che un simile scontro possa danneggiare l’immagine dell’esecutivo.
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