Negli ultimi anni, il volto della sanità è cambiato radicalmente. La pandemia di COVID-19 ha agito da detonatore di un processo già in corso, accelerando la digitalizzazione del settore sanitario e rendendo la telemedicina una componente stabile e imprescindibile dell’assistenza sanitaria contemporanea. Non più un servizio sperimentale per pochi centri all’avanguardia, ma un canale assistenziale diffuso, capace di colmare distanze geografiche e rendere più efficiente l’allocazione delle risorse.
Tuttavia, come spesso accade quando il progresso tecnologico avanza a passo più rapido della normativa, la telemedicina ha aperto anche un terreno di complessità inedite, in cui la protezione dei dati personali — soprattutto quando si tratta di dati sanitari — assume un ruolo centrale e delicatissimo.
Dalle televisite al telemonitoraggio: come funziona la sanità digitale
Secondo le Linee guida nazionali sulla Telemedicina emanate dal Ministero della Salute nel 2020, la telemedicina comprende un insieme articolato di prestazioni sanitarie erogate a distanza grazie alle tecnologie informatiche e di comunicazione. Dalle televisite, che permettono di consultare il proprio medico via video, al telemonitoraggio, che consente il controllo remoto e continuativo di parametri clinici, fino al teleconsulto tra specialisti e alla telesorveglianza automatizzata di pazienti fragili o cronici.
Ogni prestazione erogata a distanza deve però garantire gli stessi standard di sicurezza e qualità di quella tradizionale. E questo — nel caso della sanità digitale — significa non solo efficacia clinica, ma anche integrità, sicurezza e riservatezza dei dati trattati.
Dati sanitari e GDPR: regole stringenti per informazioni sensibili
I dati relativi alla salute rientrano tra le categorie particolari di dati personali previste dal Regolamento europeo sulla protezione dei dati (GDPR), per le quali vige un principio generale di divieto di trattamento, salvo eccezioni tassative.
Nell’ambito telemedico, il trattamento dei dati è possibile solo se supportato da una valida base giuridica e da una delle specifiche condizioni previste dall’articolo 9 del GDPR, come ad esempio l’essere necessario per finalità di diagnosi, terapia e assistenza sanitaria. Ma non basta.
La normativa impone ai titolari del trattamento — ospedali, cliniche private, strutture pubbliche e medici — di adottare misure tecniche e organizzative adeguate per proteggere i dati e dimostrare la propria conformità alle norme, secondo il principio di accountability.
Tecnologia e privacy: un equilibrio complesso
La sicurezza dei sistemi telemedici richiede soluzioni tecnologiche di livello avanzato: dalla cifratura end-to-end delle comunicazioni ai protocolli di rete sicuri, dall’autenticazione multi-fattore per l’accesso ai sistemi fino al monitoraggio continuo del traffico e all’adozione di sistemi di backup e disaster recovery.
Accanto a queste misure tecniche, risultano indispensabili strumenti organizzativi: politiche di cybersecurity, formazione del personale sanitario e amministrativo, controlli periodici di sicurezza e gestione rigorosa di accessi e autorizzazioni.
Inoltre, il GDPR impone di progettare i sistemi secondo i principi di privacy by design e privacy by default, limitando i dati raccolti allo stretto necessario e definendo chiaramente le finalità del trattamento, i tempi di conservazione e le modalità di accesso da parte degli interessati.
Interoperabilità e frammentazione: il nodo dei sistemi informativi sanitari
Uno degli ostacoli più rilevanti nella diffusione omogenea della telemedicina in Italia è rappresentato dalla frammentazione dei sistemi informativi tra le diverse regioni e strutture sanitarie. La mancanza di standard comuni ostacola la condivisione dei dati clinici, limita la portabilità prevista dal GDPR e rischia di compromettere la continuità assistenziale dei pazienti.
Le sfide delle nuove tecnologie emergenti
L’utilizzo di intelligenza artificiale, Internet of Things e blockchain in ambito sanitario apre scenari inediti ma complessi. Se da un lato queste tecnologie promettono diagnosi più tempestive, monitoraggi continui e gestione automatizzata dei dati, dall’altro impongono nuovi interrogativi sulla trasparenza degli algoritmi, sulla sicurezza dei dispositivi connessi e sulla compatibilità tra la natura immutabile dei registri distribuiti e il diritto alla cancellazione previsto dal GDPR.
Il ruolo decisivo della formazione e della fiducia
In questo scenario, la sicurezza dei dati sanitari non è solo una questione di tecnologia, ma soprattutto di cultura. Investire nella formazione del personale, sensibilizzare pazienti e operatori sanitari sui diritti e sulle cautele necessarie, e garantire trasparenza su modalità di raccolta e utilizzo dei dati, diventa imprescindibile per consolidare la fiducia nel nuovo modello assistenziale.
Conclusione: tra diritto e innovazione, una partita ancora aperta
Il successo della telemedicina non dipenderà solo dalla qualità delle tecnologie o dall’efficacia clinica dei servizi erogati, ma dalla capacità di costruire un ecosistema digitale sicuro, affidabile e rispettoso dei diritti fondamentali. L’adeguamento al GDPR non rappresenta un ostacolo, ma la cornice necessaria per garantire che la rivoluzione sanitaria digitale avvenga in un contesto di legalità, tutela della privacy e protezione della persona.
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