L’Osservatorio Professionisti e Innovazione Digitale della School of Management del Politecnico di Milano ha condotto un’analisi su oltre 3.000 studi professionali — in particolare avvocati, commercialisti e consulenti del lavoro — in relazione agli investimenti in tecnologie digitali.
La pandemia ha introdotto il lavoro da remoto e un più ampio uso delle tecnologie digitali anche all’interno degli studi professionali. Ma questa nuova normalità ha richiesto anche un nuovo approccio alla professione, con una riorganizzazione del lavoro e del rapporto con collaboratori e clienti.
INVESTIMENTI IN TECNOLOGIE DIGITALI
Questa nuova realtà ha portato un aumento degli investimenti in tecnologie digitali.
Durante il 2020, avvocati, commercialisti e consulenti del lavoro hanno speso quasi l’8% in più rispetto all’anno precedente.
I principali investimenti riguardano strumenti per/di:
– gestione elettronica dei documenti (+34%),
– gestione del workflow (+57%),
– CRM (+120%),
– business intelligence (+86%)
– machine learning (+125%).
NUOVA ORGANIZZAZIONE
La crisi portata dalla pandemia ha anche cambiato le modalità con cui vengono gestiti i clienti per ben il 70% delle realtà intervistate, ma solo il 25% si dice pronto a rivedere la propria organizzazione e la propria struttura.
Se durante la crisi commercialisti, consulenti del lavoro e studi multidisciplinari hanno visto aumentare il proprio carico di lavoro, lo stesso non si può dire per gli avvocati, i quali hanno patito lo stop alle attività presso i tribunali.
Ad appesantire la situazione degli avvocati concorre il fatto che, rispetto a commercialisti e consulenti del lavoro, questi non hanno un rapporto stretto con le aziende: tra le PMI, solo il 32% fa ricorso in modo continuativo alle competenze degli studi legali, mentre tra le grandi imprese la percentuale sale al 60%.
FOCUS SUGLI AVVOCATI
Tra le categorie considerate, sono gli avvocati ad aver aumentato maggiormente il loro budget per l’ICT, che segnala quasi un 30% in più.
Gli studi legali hanno investito soprattutto in tecnologie che potessero consentire di proseguire immediatamente le attività durante il lockdown, per esempio software e strumentazione per le videochiamate (89% degli intervistati).
Dal rapporto dell’Osservatorio si evince come, a differenza di commercialisti, consulenti e studi multidisciplinari, gli avvocati tendano a sfruttare strumenti e tecnologie digitali più a scopi di marketing che di operatività. Infatti, il 54% ha un sito web, contro il 39% dei commercialisti e il 45% dei consulenti del lavoro; mentre il 27% ha almeno un account social, contro il 25% dei commercialisti e il 27% dei consulenti del lavoro.
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