Stop ai riconoscimenti dei figli delle coppie omogenitoriali: bocciata anche la proposta Ue

Martedì 15 marzo 2023, al Senato, la commissione che si occupa delle politiche europee, ha bocciato una proposta Ue che mirava a rendere più uniformi le procedure di riconoscimento dei figli negli stati Ue.

Parliamo di un voto privo di valore legislativo, poiché la proposta Ue è attualmente in discussione e verrà votata, in futuro, dal Consiglio Ue. Tuttavia, è un voto con un chiaro significato politico, che ha permesso alla maggioranza del governo di prendere una posizione su un tema molto discusso riguardo ai diritti civili nel nostro Paese.

La proposta Ue consentirebbe alle famiglie che hanno deciso di avere figli in qualsiasi Stato Ue di avere diritto ad un riconoscimento automatico della genitorialità anche nel proprio Paese grazie ad un certificato europeo di filiazione.

In Italia la misura sarebbe qualcosa di fondamentale sia per le famiglie omogenitoriali ma anche per le coppie eterosessuali che hanno avuto figli con tecniche di procreazione assistita, nelle quali la gestazione è “a carico” di una persona esterna alla coppia.

Tali tecniche, in Italia, sono vietate. Dunque, chi ha intenzione di avere figli in questo modo dovrà concepirli all’estero e, soltanto successivamente, il genitore non biologico potrà procedere a richiedere in Italia il riconoscimento del legame di parentela, che avviene a discrezione delle varie amministrazioni locali.

Nella maggior parte dei casi, al fine di ottenere un riconoscimento, si attraversano delle lunghe (quanto costose) controversie legali. Di solito il genitore non biologico viene considerato formalmente come estraneo per il bambino o per la bambina. Di conseguenza, per andare a prendere i figli a scuola ci sarà bisogno di una delega, creando discriminazioni che colpiscono i figli stessi.

Che cosa prevede la proposta Ue

La proposta Ue prevede che i genitori di un minore, che vengano riconosciuti come tali da uno Stato Ue, vengano automaticamente riconosciuti come genitori in tutti gli altri Stati Ue. Il certificato europeo di filiazione, nel concreto, potrebbe essere richiesto volontariamente dai figli, da un rappresentante legale o da un genitore.

Ma per la commissione del Senato, questa proposta Ue andrebbe a violare il principio di sussidiarietà, rappresentando, quindi, un’invasione delle istituzioni Ue all’interno della politica nazionale.

Secondo la maggioranza, se dovesse essere approvata la proposta di regolamento Ue, verrebbe riconosciuta implicitamente la legittimità delle forme di procreazione assistita, attualmente vietate in Italia. Secondo Claudio Borghi della Lega, approvare questa proposta equivarrebbe ad uno «sdoganamento della compravendita di bambini».

Per il Pd, invece, «il parere della maggioranza mette l’Italia accanto a Polonia e Ungheria, restringendo l’ambito dei diritti».

Il voto su questa proposta è arrivato proprio quando il governo ha deciso di adottare una misura restrittiva sulle famiglie italiane non tradizionali. Questo basandosi su una recente sentenza della Corte di Cassazione che andava ad escludere «l’automatica trascrivibilità del provvedimento giudiziario straniero».

Sempre basandosi sulla sentenza, il ministero dell’Interno aveva deciso di inviare una circolare alle prefetture nella quale si richiedeva che i sindaci rispettassero tale sentenza, smettendo, dunque, di trascrivere tutti i certificati esteri.

E’ per questo che martedì 14 marzo 2023 il sindaco di Milano, Beppe Sala, ha annunciato che non verranno più registrati i genitori non biologici negli atti di nascita dei bambini con due padri o due madri. In quest’ultimo caso ci si riferisce soltanto ai bambini nati in Italia, poiché non esistono indicazioni sui parti delle coppie di donne all’estero.

Milano era una delle pochissime città italiane che riconosceva automaticamente l’omogenitorialità tramite fecondazione eterologa oppure tramite gestazione per altri.

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