Un vicino molesto può essere condannato per stalking? La risposta, non sempre scontata, è stata chiarita da una recente sentenza della Corte di Cassazione.
Il caso riguarda un’annosa disputa condominiale finita in tribunale. Un condomino, con ripetuti atti di danneggiamento, imbrattamenti e minacce, aveva reso la vita impossibile al suo vicino. Il Tribunale, pur riconoscendo la gravità dei fatti, aveva derubricato il reato da stalking a semplici molestie, condannando l’imputato a una multa.
La Corte di Cassazione, chiamata a pronunciarsi, ha ribaltato la decisione. I giudici di legittimità hanno sottolineato che, per configurare il reato di stalking, non è sufficiente qualsiasi forma di molestia. È necessario che le condotte siano reiterate e abbiano l’effetto di generare nella vittima un profondo stato d’ansia, costringendola a modificare le proprie abitudini di vita.
In altre parole, lo stalking non è solo una serie di molestie, ma un vero e proprio “assedio” psicologico che incide profondamente sulla vita della vittima.
Cosa cambia con questa sentenza?
Questa sentenza (Corte di Cassazione, sez. V Penale, Sentenza n.21006 del 04/04/2024) offre un orientamento importante per i giudici di merito, fornendo criteri più precisi per distinguere tra semplici molestie e il più grave reato di stalking.
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