SMS e messaggi WhatsApp sono considerati prove? Rientrano nella categoria delle intercettazioni?
Con la sentenza n. 17552/2021 la Cassazione si esprime nuovamente in materia.
IL CASO
Un giudice conferma la sentenza di primo grado di un imputato accusato dei reati di danneggiamento seguito da incendio (art 424 c.p comma 1) e atti persecutori (612 bis commi 1 e 2), e lo condanna al risarcimento dei danni in favore della vittima, l’ex compagna, costituitasi parte civile.
La sentenza giunge anche dopo l’analisi degli messaggi prodotti in foto dalla vittima.
L’imputato però ricorre, portando 3 motivi. Tra questi, il rigetto della richiesta di maggiori accertamenti tecnici volti a dimostrare l’autenticità dei messaggi portati dall’ex compagna.
SMS E MESSAGGI WHATSAPP SONO DOCUMENTI
La Cassazione ritiene il ricorso inammissibile.
Come già detto, la Corte già in passato si era espressa sulla validità di SMS e messaggi WhatsApp conservati nella memoria di un cellulare, indicando che sono considerati documenti ai sensi dell’art. 234 c.p.p.
La loro acquisizione tramite fotografia è pertanto legittima, poiché non rappresenta la captazione di un flusso di comunicazioni in corso, ma la documentazione di un flusso già avvenuto. Ad essi non può quindi applicarsi né la disciplina delle intercettazioni, né quella sull’acquisizione della corrispondenza secondo l’art. 254 c.p.p.
A maggior conferma della sentenza del caso specifico vi è anche il fatto che lo stesso imputato ha ammesso l’autenticità dei messaggi.
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