L’anno scorso, una startup tedesca ha lanciato il primo “social network positivo per gli adolescenti”. Si chiama Slay e ha raggiunto il primo posto nell’App Store tedesco soltanto 4 giorni dopo il lancio.
Ad oggi, Slay vanta 250mila utenti registrati, e comincia a spopolare anche in altri paesi europei, come il Regno Unito. Ma cosa rende questo social tanto unico e diverso da tutti gli altri? La felicità!
Dopo aver aperto l’applicazione verranno visualizzate 12 domande a cui si potrà rispondere soltanto se si sceglie un altro utente al quale fare un complimento in maniera anonima. Se l’app chiede «Chi mi ispira a fare del mio meglio?» noi potremmo rispondere scegliendo una persona a cui fare questo complimento. In anonimo.
Oltre a fare complimenti, riceveremo anche complimenti che rispondono sempre alle 12 domande che propone l’app. Slay, in questo modo, alimenta un circuito di contenuti positivi.
L’obiettivo di Slay è proprio quello di migliorare le relazioni tra gli adolescenti attraverso il mezzo che utilizzano di più, ovvero i social, evitando di inceppare in commenti e meccanismi negativi.
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Slay viene definita come “l’app dei complimenti”. La piattaforma afferma di essere completamente sicura, che «non venderà né condividerà mai dati personali con terze parti». Slay, inoltre, è completamente priva della funzione di messaggistica diretta, anche se ogni utente può aggiungere collegamenti ai profili social, in modo tale che ci si possa scambiare messaggi al di fuori dell’app.
C’è da considerare, inoltre, che le stesse domande a cui dovranno rispondere gli utenti vengono proposte dall’app e non da altre persone. Questo limita tantissimo eventuali rischi e meccanismi dannosi a cui vanno incontro gli adolescenti.
Ci sono tutti i presupposti per un social felice, quindi, Ora bisogna semplicemente restare a vedere se Slay riuscirà a conquistare un pubblico su scala mondiale.
I fondatori dell’app sono tre 23enni, Fabian Kamberi, Jannis Ringwald e Stefan Quernhorst. L’idea proviene da Kamberi, che ha dichiarato di aver tratto ispirazione dalle esperienze dei fratelli che hanno vissuto le negatività dei social durante la pandemia.
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