23 Aprile 2025 - Lavoro

Risorse Umane 4.0: il capitale umano guida il cambiamento tra AI, welfare e nuove sfide generazionali

Dal boom delle Grandi Dimissioni al Quiet Quitting, passando per l’intelligenza artificiale e i fringe benefit: le aziende ridisegnano il ruolo della funzione HR tra tecnologia e benessere diffuso. La sfida? Trattenere talenti e sostenere il business in un mercato imprevedibile.

La funzione Risorse Umane sta attraversando una trasformazione senza precedenti, abbandonando progressivamente la narrazione salvifica della tecnologia fine a sé stessa per diventare leva concreta e strategica nella gestione delle persone e nel supporto al business. È quanto emerge dall’ultima indagine dell’Osservatorio Zucchetti HR 2023, che ha coinvolto oltre 1200 addetti ai lavori tra piccole e grandi imprese italiane.

A cambiare non è solo il contesto tecnologico, ma anche e soprattutto il mercato del lavoro, scosso da fenomeni come le Grandi Dimissioni e il Quiet Quitting. Eventi che hanno obbligato le aziende a rivedere radicalmente il proprio approccio alla gestione del personale, aumentando gli investimenti in welfare e personalizzazione dei benefit.

«Il benessere psico-fisico, che coinvolge anche i luoghi di lavoro, è ormai una priorità imprescindibile», spiega Maristella Di Raddo, Direttrice Full Service di Conad Nord Ovest. «Agilità, velocità di adattamento e capacità di semplificare la vita delle persone sono le attitudini chiave per chi opera nelle risorse umane».

La tecnologia, in questo scenario, diventa mezzo e non più fine. L’adozione di algoritmi di machine learning per l’analisi dei CV o la pianificazione predittiva delle carenze di personale si affianca a strumenti di welfare innovativi come i fringe benefit e l’anticipo dello stipendio per una gestione più flessibile delle spese.

Secondo Domenico Uggeri, vicepresidente di Zucchetti, «i dati devono servire per prendere decisioni più consapevoli e rapide, ma senza sostituire il valore umano. Purtroppo, molte PMI pur riconoscendo il potenziale di questi strumenti, non li hanno ancora integrati in modo strutturale».

Centrale resta il problema della fuga dei talenti e della difficoltà nel trattenere i giovani della generazione Z, più attenti a scopo, flessibilità e work-life balance. «Se non si progetteranno iniziative mirate — avverte Andrea Arrighi, Vice President HR & Organization di Lagardère Travel Retail Italia — la mancanza di persone rischierà di rallentare seriamente la crescita industriale del Paese».

A crescere, intanto, sono i servizi legati al welfare e i programmi di collaborazione con scuole e università, indicati da 7 aziende su 10 come strumento indispensabile per ampliare il bacino di reclutamento e preparare le nuove professionalità.

Sul fronte degli investimenti, il 30% delle aziende punta sull’automazione dei processi HR, mentre il benessere del personale (19%) e lo sviluppo e la formazione (16%) seguono a ruota. Le PMI, dal canto loro, investono ancora più decisamente sull’automazione (32%), segno che il cambiamento è trasversale, ma con velocità diverse.

Il risultato è un ruolo HR sempre più strategico e trasversale, chiamato a uscire dai confini aziendali per dialogare con stakeholder, istituzioni e territori. Un mestiere plurale, pronto a interpretare le nuove sfide di un mercato in continua evoluzione.


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