ROMA — È stata ufficialmente presentata oggi, 29 aprile 2025, nel corso dell’Agorà dei Presidenti degli Ordini e delle Unioni forensi, la proposta di riforma dell’ordinamento professionale forense, elaborata dal Consiglio Nazionale Forense (CNF) e dall’Organismo Congressuale Forense (OCF) con l’ausilio di specifici gruppi di lavoro. Un disegno di legge organico e articolato in 91 articoli, destinato a riscrivere in profondità le regole che governano la professione di avvocato in Italia.
Una riforma attesa e strutturale
Il testo, nell’intenzione dei suoi promotori, punta a rafforzare l’autonomia e la dignità della professione, semplificare l’assetto organizzativo e disciplinare e tutelare la funzione difensiva. Tra i principali interventi: l’introduzione di regole chiare per i rapporti di monocommittenza e collaborazione continuativa, con contratti scritti e tutele per maternità, malattia e infortunio; la possibilità di pattuire compensi legati al risultato entro il limite del 20% rispetto ai parametri; il rafforzamento del segreto professionale, ora qualificato come principio di ordine pubblico, esteso anche ai supporti digitali e ai collaboratori di studio.
Tirocinio, incompatibilità e governance
Significative novità anche sul fronte dell’accesso alla professione: il tirocinio avrà una durata minima di 18 mesi e sarà obbligatoria la frequenza di scuole forensi accreditate. Viene inoltre confermata l’incompatibilità dell’esercizio forense senza superamento dell’esame di abilitazione. Rivisto pure il regime delle incompatibilità professionali, che diventa più flessibile, e ridefinite le regole sulla durata dei mandati negli Ordini e nel CNF: tre anni, per un massimo di tre consecutivi, con possibilità di un quarto solo in casi particolari.
Tensioni interne e dissenso fiorentino
Ma se il testo ha trovato ampia convergenza nella maggior parte degli Ordini, non sono mancate le tensioni. Assente all’Agorà il Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Firenze, che con una delibera approvata il 23 aprile ha scelto di disertare l’incontro, facendo proprie le posizioni critiche di Bergamo. Alla base della protesta, il metodo e i tempi ritenuti inadeguati per una riforma così rilevante, che — sostengono Firenze e Bergamo — andrebbe discussa nella sede naturale del Congresso Nazionale Forense, in programma a Torino dal 16 al 18 ottobre prossimi.
Un confronto acceso
Durante i lavori, non sono mancate dinamiche dialettiche. Cellarosi, presidente dell’Unione Regionale dei Consigli degli Ordini Forensi dell’Emilia Romagna (URCOFER) si è soffermato sulla questione del limite ai mandati, mentre Scialla, coordinatore OCF, ha chiarito tra l’altro che il testo sarà trasmesso al ministro e a tutti i gruppi parlamentari, nessuno escluso. Greco, presidente CNF, ha invece precisato: “Al governo e a tutte le forze politiche, massima diffusione e dialogo con tutti”. Nesta, presidente COA Roma, ha contestato l’attuale sistema elettorale del CNF, chiedendo che la riforma includa un criterio proporzionale legato al numero degli iscritti: “Ogni diecimila avvocati, un consigliere”.
Prospettive parlamentari
Con la chiusura dei lavori odierni, il testo verrà ora trasmesso alle forze politiche per l’avvio dell’iter legislativo. Il CNF auspica un’approvazione rapida e condivisa, rivendicando una proposta “nata dal basso” e fondata sui principi costituzionali di autonomia, rappresentatività e funzione pubblica della difesa. Ma il dibattito è solo all’inizio e il Congresso di Torino potrebbe rivelarsi il vero snodo politico interno della riforma.
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