Due ladri sono stati sorpresi in un albergo sul litorale del Lido di Jesolo mentre si impossessavano di un televisore e tentavano di aprire una cassaforte. Gli agenti di commissariato, tuttavia, si sono arresi di fronte alla riforma Cartabia, impedendo loro di tirar fuori le manette.
C’era un tentativo di furto, flagranza di reato e una refurtiva; mancava la querela di parte, requisito necessario per questa tipologia di reato dopo l’introduzione della riforma della Giustizia Cartabia. Per questo, i due se ne sono andati e non hanno nemmeno passato la notte in carcere.
Il tentativo di furto
Il tentato furto è avvenuto a Cortellazzo, al Pineta Aparthotel. È un residence a 4 stelle che si trova nella pineta, attualmente chiuso poiché la stagione balneare non è ancora cominciata.
I due erano un italiano di 37 anni e un tunisino di 33 anni. Quando si sono intrufolati nell’edificio è entrato in azione l’allarme ed era presente anche il custode, quindi sono stati scoperti immediatamente.
Sono riusciti comunque a portare via un televisore e a cominciare a lavorare ad una cassaforte. Sono intervenuti sul posto gli agenti di commissariato, che hanno bloccato immediatamente i due ladri contestando anche il tentato furto con scasso.
Difficoltà
Quando è stato chiamato il pubblico ministero per ottenere l’autorizzazione al fermo sono nate le prime difficoltà. Il Pineta Aparthotel, infatti, fa parte del gruppo Lajadira, ovvero una società a responsabilità limitata, iscritta al registro delle imprese bellunesi.
Il legale rappresentante della società è Andrey Alexandrovich Toporov, un magnate russo, coinvolto a Belluno nel sequestro di un cantiere da 16 milioni di euro. Era prevista una semplice ristrutturazione di hotel, ma a quanto pare il vecchio edificio è stato abbattuto del tutto.
Querela sì, querela no
Gli agenti, dopo aver scoperto il tentato furto, hanno tentato di procurarsi la querela del proprietario russo, in quel momento assente. Il pm però ha indicato di non procedere con il fermo, visto il processo per direttissima avvenuto lo scorso 31 dicembre.
Ma senza una querela valida non è possibile attuare misure coercitive, nemmeno di fronte all’immediatezza del fatto. Soltanto se fosse stato presente il rappresentante legale della società il pm avrebbe potuto firmare la querela.
Chiaramente, i due ladri restano indagati – o per lo meno per i prossimi 90 giorni, che è il termine massimo per formalizzare l’eventuale querela. In quel caso potranno essere perseguiti con procedura ordinaria. Se il magnate russo, al contrario, non presentasse querela, decadrà automaticamente l’azione penale.
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Questa vicenda ha scatenato i commenti dei politici locali, specialmente quelli di centrodestra. Per Daniele Bison, ex assessore comunale di Alleanza Nazione, «il rischio è che i delinquenti la facciano franca. Il reato predatorio è tra i più odiosi, il fatto che ora serva una querela per procedere contro i ladri sembra una beffa, oltretutto c’è il timore che le forze dell’ordine, già con le mani abbastanza legate, siano ancora più sfiduciate».
Commenta la vicenda anche il sindaco di Jesolo, Christofer De Zotti: «E’ una vergogna, quando diciamo che manca la certezza della pena ci riferiamo proprio a questo». Il presidente nazionale di Confapi Turismo, Roberto Dal Cin, si chiede «che reato debba commettere un delinquente per essere arrestato. Occorre la certezza della pena, quella norma va rivista».
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