La Corte Suprema di Cassazione, con ordinanza n. 14001 del 20 maggio 2024, ha stabilito che in caso di richiesta di risarcimento del danno da responsabilità medica, il paziente ha l’onere di dimostrare il nesso causale tra la condotta del medico e il danno subito.
La dimostrazione del nesso causale deve avvenire secondo il criterio del “più probabile che non”, che non si basa solo su statistiche, ma anche su elementi concreti del caso specifico. Se il nesso causale non è provato con sufficiente certezza, la domanda di risarcimento viene respinta.
Onere della prova
Secondo la Cassazione, l’onere della prova grava sul paziente, che deve dimostrare che la condotta del medico è stata la causa del danno subito. La prova può essere fornita attraverso qualsiasi mezzo idoneo, comprese le testimonianze di periti.
Iscriviti al canale Telegram di Servicematica
Notizie, aggiornamenti ed interruzioni. Tutto in tempo reale.
Criterio del “più probabile che non”
Il criterio del “più probabile che non” non richiede una prova certa e incontrovertibile del nesso causale. Tuttavia, il paziente deve dimostrare che è più probabile che il danno sia stato causato dalla condotta del medico, piuttosto che da altre cause.
Elementi concreti del caso
La valutazione del nesso causale deve essere basata su una valutazione complessiva di tutti gli elementi concreti del caso, tra cui la gravità del danno, la condotta del medico, le condizioni di salute del paziente e le altre possibili cause del danno.
Nesso causale incerto
Se il nesso causale non è provato con sufficiente certezza, la domanda di risarcimento del danno deve essere respinta. Ciò significa che il paziente non avrà diritto a nessun risarcimento per il danno subito.
LEGGI ANCHE:
“L’Avvocatura incontra la città”: un servizio di consulenza legale gratuita a Padova
Cassazione | Rito ordinario per decreto ingiuntivo in materia locatizia emesso da giudice ordinario