Verranno rafforzate le indagini e l’azione penale nei confronti dei reati ambientali. Si vedrà l’aumento, infatti, da 9 a 18 degli illeciti che sono previsti attualmente dal diritto penale Ue, con sanzioni maggiormente severe, con sino a 10 anni di reclusione nel caso delle persone fisiche e sino a 40 milioni di euro, oppure corrispondenti al 5% del fatturato per le persone giuridiche.
Si tratta dell’accordo provvisorio che è stato raggiunto tra i negoziatori del Parlamento europeo e la presidenza del Consiglio dell’Ue per quanto concerne la nuova direttiva sulla criminalità ambientale.
L’obiettivo di questo accordo è stabilire quali sono le norme minime per definire i reati e quelli “qualificati”, o delle sanzioni che tutelano al meglio l’ambiente, sostituendo la direttiva del 2008 ormai obsoleta, visti tutti gli sviluppi del diritto ambientale sul territorio europeo.
Viene anche armonizzato il livello delle sanzioni per le persone fisiche e giuridiche di tutti gli Stati membri.
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Nei nuovi reati troviamo il traffico di legame, le gravi violazioni sulle sostanze chimiche e il riciclaggio illegale delle componenti inquinanti delle navi. Si individuano anche i “reati qualificati”, quelli che vengono commessi intenzionalmente, che provocano danni irreversibili, duraturi, e distruzione di ecosistemi e habitat naturali in siti protetti, così come della qualità dell’aria, delle acque o del suolo.
Per tutti i reati dolosi che portano a catastrofi e al decesso delle persone, si prevede una pena massima di 10 anni. Pena massima di 8 anni, invece, per reati di grave negligenza. 5 anni di reclusione per reati di tipo doloso, con pena massima di 5 o 3 anni.
Nel caso dei reati più gravi per le persone giuridiche si prevede una sanzione pecuniaria corrispondente al 5% del fatturato totale, oppure a 40 milioni. Per gli altri reati la sanzione pecuniaria massima corrisponde al 3% del fatturato totale, oppure, a 24 milioni.
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