Per parlare di prescrizione dobbiamo prima fare il punto della situazione in cui ci troviamo ora, maggio 2020:
- durante il lockdown la Giustizia è rimasta (quasi) completamente ferma;
- ora che la Fase 2 è iniziata, la Giustizia arranca e, a causa della mancanza di regole condivise a livello nazionale, la vera e propria ripresa sembra spostarsi a settembre;
- permane l’incognita di possibili nuovi lockdown che possano bloccare nuovamente l’attività giudiziaria.
Ne consegue che tutti i procedimenti che non sono stati -e non saranno- svolti durante questo periodo di emergenza andranno ad aggiungersi all’arretrato che già da molto tempo ingolfa il sistema italiano.
LA RIFORMA DELLA PRESCRIZIONE
Presi dalle vicende del coronavirus ci siamo un po’ dimenticati della riforma della prescrizione voluta dal Ministro Bonafede ed entrata in vigore il 1 gennaio 2020.
Lo scopo della riforma è alleggerire il carico di lavoro delle Corti.
Esattamente, quanto grave è la situazione della prescrizione in Italia?
Trovare dati precisi e aggiornati non è semplice.
In questo articolo ci rifaremo a quelli emessi dalla Direzione generale di statistica e analisi organizzativa del Ministero della Giustizia (rielaborati da altre fonti che vi indichiamo alla fine del testo) che però si fermano al 2017.
All’epoca, le sentenze di prescrizione sono state 125.659, circa 20.000 in più rispetto all’anno precedente.
Di tutti questi processi:
– circa 65.000 sono stati prescritti davanti al Giudice per le indagini preliminari (Gip) o al Giudice dell’udienza preliminare (Gup);
– poco meno di 30.000 sono stati interrotti davanti al tribunale ordinario;
– circa 2.500 davanti al giudice di Pace;
– circa 28.000 in Corte di appello;
– 670 in Cassazione.
Questi dati hanno poco senso se non consideriamo il numero totale dei procedimenti definiti che, nel 2017, ha raggiunto quasi il milione. Ciò significa che i processi finiti in prescrizione sono stati circa il 12%.
PRESCRIZIONE E DIFFERENZE GREOGRAFICHE
Secondo i dati del Ministero della Giustizia, sempre relativi al 2017, si evince quanto segue:
- – i distretti con la più alta quota di processi prescritti in fase di indagine sono stati Brescia (19%), Cagliari (14%), Venezia (13%), e Milano (11%);
- – i distretti con la più alta quota di prescrizioni dopo il rinvio a giudizio ma prima della sentenza di primo grado sono stati Salerno (30%), Cagliari (17%) e Reggio Calabria (15%);
- – i distretti con la più alta quota di prescrizioni in corte d’appello sono stati Trento (40%), Catanzaro (38%) e Potenza (37%).
La lentezza dei processi è uno dei difetti principali della giustizia italiana, non solo nel penale ma anche nel civile. Basti pensare che, ancora 10 anni fa, per concludere una causa civile nel nostro paese erano necessari 564 giorni, 238 in più della media dei paesi OCSE.
COSA CI ASPETTA?
Alla luce dei cambiamenti che COVID-19 sta portando alla Giustizia – cambiamenti tecnologici, procedurali e anche comportamentali – ci riesce difficile giungere a una qualsiasi previsione partendo da dati che, ormai, si riferiscono a un mondo assai diverso da quello in cui viviamo oggi.
L’unica certezza, come già suggerito, è che il problema degli arretrati non ha giovato né dello stop dovuto alle misure di contenimento né alle difficoltà che caratterizzano la ripartenza della Giustizia.
[Fonti: TrueNumbers-prescrizione; TrueNumbers-tribunali; AGI
Approfondimenti: Numero di procedimenti penali 2003 -2019, Ministero della Giustizia]
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