Redazione 26 Giugno 2025

Premierato e separazione delle carriere, stop a Montecitorio: le riforme slittano e la maggioranza si ricompatta dietro le quinte

La cosiddetta “accelerazione sulle riforme costituzionali” si è trasformata in una battuta d’arresto. La conferenza dei capigruppo della Camera ha infatti deciso di escludere dal calendario dei lavori i due provvedimenti di punta dell’esecutivo: il premierato e la separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti. Una scelta che ha suscitato immediate reazioni tra le opposizioni e riacceso il dibattito sulle dinamiche interne al centrodestra.

Per la maggioranza si tratta di una pausa tattica, legata da un lato alla congestione dei lavori parlamentari — con sei decreti attesi tra fine luglio e inizio agosto, alcuni destinati al voto di fiducia — e dall’altro a ragioni politiche più profonde. I tre temi bandiera della coalizione — premierato per Fratelli d’Italia, riforma della giustizia per Forza Italia e autonomia differenziata per la Lega — procedono infatti su binari paralleli e condizionati da equilibri reciproci.

In particolare, la discussione sul premierato, ancora in corso in commissione Affari costituzionali, procede tra audizioni interlocutorie e una scadenza fissata al 30 luglio per la presentazione degli emendamenti. Ma il vero nodo, secondo diverse ricostruzioni parlamentari, riguarda la legge elettorale: un dossier strategico che il centrodestra starebbe trattando in modo riservato, consapevole che l’attuale sistema potrebbe mettere a rischio la tenuta della coalizione.

Secondo alcuni deputati di opposizione, dietro il rinvio si celerebbero divergenze proprio sulle ipotesi di modifica del sistema di voto, che penalizzerebbero in particolare la Lega, riducendone la rappresentanza a vantaggio degli alleati. Una partita che, se confermata, potrebbe incidere anche sulle tempistiche e sui contenuti delle riforme istituzionali.

Intanto, la discussione sulla riforma della giustizia prosegue al Senato. Oggi il ministro Carlo Nordio è atteso in Aula a Palazzo Madama, dove si aprirà il voto sugli emendamenti. Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha assicurato che il dibattito non sarà compresso, ma il calendario parlamentare lascia prevedere che il confronto alla Camera possa avvenire solo a settembre, in vista di un eventuale referendum nella prossima primavera.

Le opposizioni osservano con attenzione le manovre della maggioranza, convinte che dietro i rallentamenti ufficiali si celi una trattativa complessa tra gli alleati di governo, impegnati a ridefinire priorità e contropartite. La partita istituzionale, insomma, è tutt’altro che chiusa: i prossimi mesi diranno se si tratterà di un semplice rinvio tecnico o di un riposizionamento politico più profondo.


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