7 Marzo 2024

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Praticanti avvocati: tra sfruttamento e fuga dalla professione

Dalle audizioni parlamentari alle pagine Facebook dedicate agli avvocati, emerge un quadro desolante per i praticanti avvocati in Italia. Da un lato, si sostiene che non apportino alcun valore professionale e che il loro compenso sia un ostacolo all’assunzione. Dall’altro, si denuncia lo sfruttamento a cui sono spesso sottoposti, relegati a mansioni di segreteria e privi di una formazione adeguata.

Un sistema obsoleto e frustrante

L’esame di abilitazione forense viene definito un “rito ordalico”, mentre il tirocinio non è riconosciuto come attività professionale. La tecnologia, inoltre, incombe come una minaccia, rendendo obsoleta la figura del praticante e del professionista con un unico committente.

Senza tutele e senza futuro

I praticanti, spesso, non ricevono alcun compenso per il loro lavoro, e si ritrovano a svolgere mansioni estranee alla professione forense. Il loro valore economico viene considerato nullo, e si arriva addirittura a sostenere che l’avvocato dovrebbe essere pagato per accoglierli in studio.

Le conseguenze: fuga dalla professione e carenza di nuovi avvocati

Non sorprende, dunque, che i giovani siano sempre più delusi e impoveriti, e che la fuga dalla professione sia un fenomeno in crescita. Di conseguenza, si registra una carenza di praticanti, con gravi ripercussioni sul futuro del sistema giudiziario italiano.

Serve un cambiamento radicale

È evidente che la situazione è insostenibile. Serve un cambiamento radicale che valorizzi il ruolo dei praticanti, offrendo loro tutele adeguate e una formazione di qualità. È necessario ripensare l’esame di abilitazione e il sistema di tirocinio, adeguandoli alle esigenze del mercato del lavoro e alle nuove tecnologie.

Solo investendo sui giovani e garantendo loro un futuro dignitoso si potrà assicurare la sopravvivenza della professione forense in Italia.

Cosa si può fare?

Ecco alcune proposte per migliorare la situazione:

  • Riconoscere il valore del tirocinio
  • Garantire un compenso ai praticanti
  • Migliorare la formazione
  • Rendere l’esame di abilitazione più accessibile
  • Promuovere la professione forense tra i giovani

Solo con un impegno comune da parte di istituzioni, avvocati e degli stessi praticanti si potrà dare vita a prospettive migliori per la professione forense italiana.

Rosa Colucci


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