Il mese di novembre 2022 è stato certamente il peggiore per quanto riguarda il rapporto tra telematica e avvocati. Ci sono stati gravissimi ritardi e malfunzionamenti nel sistema telematico del processo civile, e il Ministero non ha ancora dato spiegazioni.
Tutti gli adempimenti di cancelleria avvengono obbligatoriamente ed esclusivamente secondo modalità telematiche. Dunque, sono affidati al buon funzionamento dei vari servizi. Notificazioni, pagamenti, depositi e consultazione dei fascicoli sono stati, alle volte, completamente impediti, causando un notevole danno per gli studi legali.
Questo è quello che pensa l’Organismo congressuale forense, che scrive in una nota: «Qualche giorno fa, il ministero dell’Interno, in nome della privacy, ha inibito la possibilità di estrarre i certificati anagrafici online: si tratta di un’attività che offre sicuro risparmio di tempo e di denaro, ad esempio per i civilisti, che, prima di procedere alle notifiche, possono verificare gli indirizzi dei destinatari».
Continua la nota: «Né si dimentichi che l’uso giudiziario dei dati personali è consentito dal principio di proporzionalità, garantito dal considerando 4 del Reg. UE 679/2016 (Gdpr), e dunque, dall’equivalenza tra il diritto alla riservatezza del dato personale ed il diritto che si intende reclamare all’autorità giudiziaria».
Ora, invece, è il turno del malfunzionamento del sistema informatico di liquidazione delle spese di giustizia, il sistema SIAMM. «E’ il sistema che dovrebbe servire per i pagamenti in favore degli avvocati, per il patrocinio a spese dello Stato, del pubblico, a fronte delle condanne in virtù della legge Pinto».
Se qualcuno ora chiede di accedere con le sue credenziali viene accolto con un messaggio: “non c’è più spazio”. Tali malfunzionamenti e l’improvvisa decisione del ministero determinano per l’avvocato l’impossibilità di esercitare del tutto le proprie attività.
È evidente la necessità «di aumentare le risorse dedicate alla digitalizzazione, così com’è venuto il momento di riformare completamente il sistema telematico in quanto strumento che consente l’accesso alla giustizia».
La digitalizzazione della Giustizia è la prima tra le missioni che sono state respinte nel PNRR. L’avvocatura invoca da tempo la creazione di un’unica piattaforma in grado di sostituire i canali di consultazione e deposito degli oggetti esistenti (amministrativo, civile, contabile, penale, tributario e sportivo). Inoltre, ci sono «uffici giudiziari incredibilmente ancora oggi esclusi dalla digitalizzazione come il Giudice di Pace».
Secondo l’OCF, le varie modalità di deposito degli atti impongono all’avvocato ulteriori adempimenti, inutilmente complessi. Creando un unico portale si andrebbe a facilitare e a velocizzare il lavoro dell’avvocato nel gestire i depositi, andando anche a diminuire i costi.
Grazie ad una tecnologia adeguata e al superamento del deposito tramite PEC, otterremo «il caricamento diretto dell’atto sulla piattaforma, visibile subito da tutti, fatta salva la verifica da parte del cancelliere. La visibilità a favore di controparte diverrebbe immediata e senza ritardi».
Il mondo dell’avvocatura ritiene da tempo che sia necessaria l’uniformità dell’identificazione e dell’autenticazione elettronica di chi utilizza i sistemi. Bisognerebbe revocare qualsiasi decisione che impedisce l’accesso dell’Avvocato all’Anagrafe Nazionale, proprio in quanto funzionale al pieno esercizio del diritto di difesa.
L’Organismo congressuale forense «manifesta piena disponibilità a contribuire ad ogni iniziativa tecnica e politica volta alla creazione di un sistema integrato di identificazione, di deposito e di consultazione, mettendo a disposizione il notevole bagaglio di esperienza e di conoscenza anche tecnica dell’avvocatura».
L’OCF chiede «che venga prontamente rimosso per gli avvocati ogni impedimento alla consultazione dell’Anagrafe nazionale della popolazione residente».
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