Roma, 24 luglio 2025 – Un’idea di giustizia più garantista, meno carcerazione preventiva, giudici realmente terzi e nuove regole sul ricorso dell’accusa. Sono questi alcuni dei punti chiave toccati dal ministro della Giustizia Carlo Nordio in un’intervista rilasciata oggi a Il Giornale, in cui rivendica le riforme fin qui approvate dalla maggioranza e rilancia la sua visione della giustizia.
Al centro della riflessione del ministro, la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, da lui definita un traguardo atteso da decenni. Nordio ricorda di essersi espresso in favore di questa riforma già a metà degli anni ’90, dopo un’iniziale contrarietà motivata dal contesto post-Tangentopoli e dalla necessità di una magistratura compatta. Un ripensamento, spiega, maturato per esigenze di equilibrio costituzionale e oggi divenuto realtà legislativa. La separazione, a suo avviso, garantirà una magistratura più imparziale, sottraendo i giudici all’influenza valutativa dei pm nei consigli giudiziari e nel CSM, una “anomalia” rispetto agli standard europei.
Meno carcere prima del processo
Tra le priorità, Nordio indica una profonda revisione della custodia cautelare. Troppe persone, dice, restano in carcere in attesa di giudizio per poi essere assolte o ricevere condanne lievi e sospese. Un sistema inefficiente e costoso, che secondo il ministro richiede un intervento deciso sul codice di procedura penale.
In questo quadro si inserisce anche il progetto di limitare il diritto dell’accusa di ricorrere in appello, in particolare nei casi di assoluzione piena. L’intenzione è quella di evitare appelli generalizzati e di permettere la riapertura dei processi solo in presenza di evidenti violazioni di legge, da valutare in dibattimenti rinnovati. Una misura – spiega – che punta a garantire equilibrio e tutela dei diritti fondamentali senza trasformare l’assoluzione in una sentenza provvisoria.
“Garantismo è certezza della pena, non impunità”
Nordio difende poi l’introduzione di nuovi reati, rispondendo alle critiche dell’opposizione che accusa il governo di ipergiustizialismo. Secondo il ministro, la previsione di fattispecie penali specifiche (come per i rave party, le truffe informatiche o le occupazioni abusive di immobili) serve a colmare vuoti normativi e a garantire tutele moderne, senza aumentare in modo indiscriminato la repressione penale.
A sua volta, l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio – altro punto fortemente contestato – viene presentata come una misura necessaria per snellire i procedimenti giudiziari e liberare la pubblica amministrazione da un blocco decisionale causato dalla paura della denuncia.
Il garantismo, insiste Nordio, non è sinonimo di lassismo: significa applicare davvero il principio di presunzione di innocenza e al contempo garantire che le pene previste vengano effettivamente eseguite, non necessariamente in carcere, ma in modo certo.
Immigrazione e tensioni con la magistratura
Nel colloquio con Il Giornale, il ministro tocca anche il tema della giustizia in materia di immigrazione, lamentando che alcune sentenze abbiano di fatto bloccato l’efficacia delle politiche di contrasto alla clandestinità. Secondo Nordio, serve una risposta comune a livello europeo e una maggiore coerenza tra gli indirizzi politici e l’interpretazione giurisprudenziale.
Quanto alle tensioni con la magistratura, il Guardasigilli afferma di augurarsi un clima più sereno. Le riforme approvate – osserva – sono il frutto di una larga maggioranza parlamentare, che riflette la volontà del Paese. «Accettare questo dato – conclude – aiuterebbe a superare il conflitto e a costruire finalmente un terreno di collaborazione tra politica e giustizia».
Nordio assicura infine che nei prossimi due anni proseguirà l’impegno su altri fronti delicati, dalla responsabilità delle forze dell’ordine e dei medici, alla tutela della privacy, passando per la semplificazione del processo penale.
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