Il Guardasigilli Carlo Nordio, durante il Festival della Giustizia, avvenuto il 17 maggio a Roma ed organizzato da Aiga, 4cLegal e Sole24Ore, ha dichiarato: «Vorrei annunciare una cosa che per noi costituisce uno step quasi epocale: la dignità della figura dell’avvocato entrerà in Costituzione. Come sapete è in corso di elaborazione una procedura in questo senso, ma una cosa è certa, la figura dell’avvocato avrà una menzione autonoma proprio come elemento strutturale della giurisdizione, come elemento essenziale e quindi con la stessa dignità degli altri soggetti».
«Il testo», prosegue Nordio, «sarà portato fra non molto in Consiglio dei ministri all’interno di una riforma costituzionale che contemplerà diversi aspetti».
Il ministro della Giustizia ritorna sul tema della separazione delle carriere: «La cosiddetta cultura della giurisdizione poggia su un tavolo di tre gambe: l’accusatore, il difensore, il giudice, e ci deve essere pari dignità formale e sostanziale tra i soggetti che sono tutti protagonisti della giurisdizione».
Dunque, «Quando sento parlare di cultura della giurisdizione che sarebbe vulnerata nel caso di separazione delle carriere rispondo sempre che non condivido questo concetto, come se la cultura della giurisdizione fosse limitata al pubblico ministero e al giudice, cioè al mondo della magistratura, ma la giurisdizione o viene intesa in senso latino come ius dicere e quindi spetta esclusivamente al giudice oppure è la dialettica processuale e quindi spetta pari dignità all’avvocato, al pubblico ministero e a chi deve giudicare».
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Nordio ha affrontato anche il tema dell’intelligenza artificiale nel mondo dell’avvocatura: secondo il ministro, potrebbe «essere una difficoltà, ma può essere anche un’opportunità, che comporterà un cambiamento nella stessa struttura di studi di avvocati. Come tutti gli strumenti dell’uomo, anche l’intelligenza artificiale è uno strumento neutrale in sé, per sé, non è né buono né cattivo, dipende dall’uso».
Il Guardasigilli prosegue il discorso parlando della lentezza della giustizia, dovuta soltanto alla burocrazia, che il governo cerca di «snellire. Entro il 2026, per la prima volta, almeno dal dopoguerra, colmeremo gli organici della magistratura, che sono al di sotto del 15%; sono in corso tre concorsi, altri due sono immediati. E questo sarà ovviamente foriero di un’accelerazione di quella giustizia i cui ritardi ci costano, come sapete, più di due punti di PIL».
Nordio ha «un’altissima considerazione della toga, quasi sacerdotale», e per questo «sono in discussione riforme dell’ordinamento costituzionale, a partire dall’ordinamento giudiziario, e poi la separazione delle carriere, il Consiglio superiore della magistratura, la riforma del cosiddetto premierato forte e non ultimo l’autonomia differenziata».
«E’ un momento delicato», specifica, «e importante per quello che può essere un passaggio epocale. Perché quando si tocca la Costituzione si parla del DNA del nostro paese».
Foglieni, invece, ricorda che «l’avvocatura non sta ferma perché stiamo riscrivendo la nuova legge professionale, l’obiettivo è quello di renderla al passo con i tempi, con la possibilità di esercitare la professione in un modo non più tradizionale ma in modo innovativo, soprattutto legato al tema della consulenza».
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