Manovra 2022: se non si versa il contributo unificato niente iscrizione a ruolo
Da oggi, martedì 16 novembre, il testo della manovra di bilancio 2022 è al Senato. In particolare, in esso, art. 192, si trovano le “Disposizioni in materia di contributo unificato“, che introducono alcune modifiche al DPR n. 115/2002. Infatti, la nuova norma stabilisce che chi non paga il contributo unificato non potrà effettuare l’iscrizione a ruolo nelle cause. Ora, andiamo a vedere nel dettaglio di che cosa si tratta e qual è la reazione dell’avvocatura.
Contributo unificato e valore della causa: avvocatura insorge contro norma del Bilancio
Da martedì 16 novembre il testo della Manovra di Bilancio 2022 è in Senato. Come anticipato pocanzi, le modifiche più rilevanti rispetto al tema del contributo unificato si riscontrano all’art. 192, intitolato “Disposizioni in materia di contributo unificato”. In particolare, quest’ultimo introduce alcune modifiche al DPR n. 115/2002, in materia di spese di giustizia. Allora, all’art. 16 comma 1 viene aggiunto:
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In caso di omesso pagamento del contributo unificato, ovvero nel caso in cui l’importo versato non è corrispondente al valore della causa dichiarato dalla parte ai sensi dell’articolo 15, comma 1, anche quando sono utilizzate modalità di pagamento con sistemi telematici, il personale incaricato non deve procedere all’iscrizione al ruolo.
Effettivamente, è da subito chiaro che la disposizione ha un’importante valenza. Infatti, essa vieta al personale d’iscrivere a ruolo le cause se:
- Il contributo unificato non viene pagato;
- In base al valore della controversia, il contributo unificato non viene pagato nella misura esatta.
I vantaggi dell’obbligo di pagamento del contributo unificato per il ruolo: l’ anti-evasione
Dunque, perché apportare questa novità? La ragione si evince nella relazione illustrativa della Manovra 2022. Qui, si afferma che l’entrata in regime del processo civile telematico ha dato il via a un aumento progressivo dell’evasione dall’obbligo di pagamento del contributo unificato. Quest’ultimo, veniva spesso assolto attraverso l’apposizione di una marca da bollo sulla nota d’iscrizione, che poi veniva annullata dalla Cancelleria.
Perciò, annullare l’iscrizione a ruolo a chiunque non abbia prima assolto all’obbligo di pagamento risolve diversi problemi. Tra i quali:
- Evitare che la Cancelleria provveda a un adempimento;
- Scongiurare l’avvio della procedura del recupero dell’importo da devolvere, che comprende anche tempi e costi di notifica;
- Riscuotere immediatamente il contributo unificato;
- Ridurre notevolmente i tempi del processo;
Ognuno di questi vantaggi apre nuove possibilità per realizzare entrate più veloci, alleggerendo il lavoro di riscossione. In questo modo, ci si potrà focalizzare nell’attività di smaltimento dell’arretrato, accumulatosi negli anni dal 2015 al 2020.
Cnf e Aiga: l’obbligo di contributo unificato è di dubbia costituzionalità, i problemi sono altri
Tra i pareri contrari nei confronti della nuova norma emerge in primis l’Aiga, che manifesta il suo sconcerto attraverso un Comunicato Stampa. Il Presidente dell’associazione ritiene che essa “subordina l’accesso alla giustizia e la tutela dei cittadini ad adempimenti meramente fiscali”. Rincara la dose affermando che spesso il malfunzionamento dei sistemi di pagamento resi disponibili dal Ministero della Giustizia sono il vero problema. Oppure, che molto dipende anche dalla prassi dei singoli Tribunali, difformi rispetto alle circolari interpretative emesse dallo stesso Ministero.
Quindi, l’Associazione dei giovani Avvocati auspica a un ripensamento della norma da parte del Governo. La loro tesi afferma che il problema principale da risolvere sia piuttosto l’inefficienza degli uffici giudiziari, responsabile di compromissione dell’accesso alla giustizia. Di conseguenza, i Consigli degli Ordini degli avvocati di Roma, Milano e Napoli, come l’Aiga, chiedono:
- Al governo, di ritirare la proposta;
- Ai parlamentari, di respingere l’attuale riformulazione della norma.
Ora, anche il Cnf non si fa attende e dice la sua sulla questione attraverso un Comunicato Stampa. Qui, il Consiglio manifesta la propria perplessità: pare che la norma sia anticostituzionale e abbia tristi finalità. Ovvero, ritiene che con l’introduzione di questa regola si subordinerebbe l’accesso alla giustizia al pagamento di una somma di denaro. E quindi:
- Si impedisce l’accesso alla giustizia ai cittadini meno abbienti
- Si aggrava ulteriormente la condizione degli avvocati, spesso costretti ad anticipare il costo del contributo che è poi difficile recuperare.
Anf e Ocf: norma anticostituzionale e aggravante per le condizioni dei cittadini
Giampaolo di Marco, segretario dell’Anf pubblica un Comunicato Stampa in cui denuncia che il Governo mette in difficoltà il cittadino. In altre parole, egli ritiene che “mette con le spalle al muro il cittadino che intende rivolgersi alla giustizia per tutelare i propri diritti”. Inoltre, egli evidenzia che in questo modo chi vuole accedere alla giustizia deve pagare e paga di conseguenza le inefficienze dello Stato.
Infine, l’Organismo Congressuale Forense rifiuta nettamente la norma attraverso un Comunicato Stampa. Tra le altre cose, qui si dispone anche la convocazione dell’assemblea ordinaria dell’organismo. Inoltre, al proposito della norma il coordinatore Giovanni Malinconico afferma che:
Si tratta di una disposizione che, col pretesto di combattere l’evasione, si mostra punitiva non tanto verso l’avvocatura, quanto verso gli utenti i cui diritti gli Avvocati difendono col risultato che chi ha meno disponibilità economiche potrebbe rinunciare a chiedere giustizia. Un ritorno al Medioevo.
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