C’era una volta il clic. Oggi, invece, le scelte degli utenti avvengono sempre più spesso senza aprire alcun sito, senza visualizzare pagine, senza passare per il classico funnel di conversione. È l’intelligenza artificiale a rispondere direttamente alle domande, selezionando contenuti, interpretandoli e restituendoli in forma sintetica, immediata e spesso invisibile agli occhi dei vecchi sistemi di misurazione del traffico online. Un cambio di paradigma che impone ai brand di ridefinire il concetto stesso di presenza digitale.
Secondo il report “Goodbye Clicks, Hello AI: Zero-Click Search Redefines Marketing”, l’80% degli utenti utilizza regolarmente riepiloghi generati dall’IA per almeno il 40% delle proprie ricerche. E in 6 casi su 10 la ricerca si conclude senza che venga cliccato nulla.
Il funnel è superato: conta solo la risposta
Per decenni il marketing digitale ha ruotato intorno alla SEO, puntando a conquistare la vetta dei risultati di Google per generare traffico e conversioni. Ora, però, quel modello sta cedendo il passo a un sistema in cui le informazioni sono elaborate direttamente dai modelli linguistici generativi, che offrono agli utenti risposte immediate attingendo a molteplici fonti.
Questo significa che i contenuti dei brand devono essere costruiti non solo per le persone, ma soprattutto per le intelligenze artificiali, che decidono cosa mostrare, come riassumerlo e con quale tono restituirlo. Il sito web, una volta fulcro della strategia digitale, diventa una fonte secondaria rispetto al contesto in cui l’IA interpreta e seleziona le informazioni.
Le tre regole per farsi “scegliere” dall’IA
La buona notizia è che esistono strategie concrete per restare visibili e influenti in questo nuovo scenario:
- Scrivere per l’intelligenza artificiale: i contenuti devono essere chiari, ben strutturati, ricchi di domande frequenti e coerenti con le intenzioni di ricerca degli utenti, facilitando il lavoro dei modelli generativi.
- Diversificare i formati: non basta più il testo. Video, podcast, immagini, infografiche e contenuti interattivi aumentano le possibilità di essere rilevati e utilizzati dall’IA nei suoi output.
- Ripensare le metriche: contano sempre meno clic e visualizzazioni. Il vero valore sta nella presenza nei risultati generati dalle IA, nella capacità di incidere sulle conversazioni digitali e nell’influenza esercitata sul percorso decisionale degli utenti.
Da SEO a TX: il marketing diventa conversazionale e adattivo
Se fino a ieri bastava parlare di User Experience, oggi la sfida si chiama Total Experience (TX), un approccio integrato che tiene conto dell’esperienza di clienti, dipendenti, utenti e dei touchpoint digitali e conversazionali. In un contesto in cui ogni assistente vocale, chatbot o smartwatch può diventare il primo contatto tra utente e brand, l’esperienza deve essere coerente, fluida e personalizzata su ogni canale.
Si afferma così il concetto di Multiexperience (MX): un ecosistema in cui interazioni su web, app, chatbot, voce e realtà aumentata si intrecciano, gestite da interfacce intelligenti e adattive. L’obiettivo non è più “esserci” ovunque, ma dialogare nel modo giusto con le intelligenze artificiali che fanno da filtro e interpreti tra brand e pubblico.
Il marketing del futuro parla AI
In questo scenario, l’intelligenza artificiale non è più uno strumento, ma un nuovo interlocutore da conquistare. Le aziende devono ripensare il modo di progettare contenuti e relazioni digitali: non più solo per le persone, ma anche per le macchine che le consigliano e le influenzano ogni giorno.
È il tempo del marketing invisibile, dove a fare la differenza non sono i clic, ma la capacità di essere compresi, selezionati e raccontati dalle AI.
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