In occasione della Festa della Mamma, la redazione di “Avvocati” è stata inondata da messaggi di mamme avvocate che raccontano le loro esperienze di discriminazione e mancanza di supporto nel conciliare la professione con la maternità. Le loro parole toccanti mettono in luce le disparità di genere ancora troppo presenti nel mondo legale e la necessità di un cambiamento urgente.
Tra le testimonianze più commoventi, quella di Elisa Rigolin: “Auguri anche da chi come me non ce l’ha fatta a conciliare ‘libera’ professione e responsabilità genitoriale e ha rinunciato alla sua passione”. Un sacrificio doloroso che evidenzia la difficoltà di molte donne a trovare un equilibrio tra famiglia e carriera, ostacolate da un sistema che non offre sufficienti supporti e tutele.
Floriana Salamone ribadisce la necessità di un riconoscimento concreto dei diritti all’interno delle aule di tribunale: “Bisogna lavorare ancora tanto per avere riconosciuti anche nelle aule dei tribunali i diritti di mamme lavoratrici (ad esempio legittimo impedimento per malattia bimbo). Auguri mamme.”
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Marianna Negro, tra le proposte concrete, chiede l’istituzione di spazi dedicati all’interno dei tribunali: “Una sala giochi/allattamento/cambio del bambino se sia necessario portarlo in tribunale con la mamma.”
Elisa Rigolin, invece, punta su una maggiore flessibilità lavorativa: “La possibilità di lavorare part time. Se si è sole e ci si vuol prendere cura della propria prole, visto che le udienze di solito (eccetto i casi del penale e poco altro) sono di mattina, perché non si può lavorare part time o fino al primo pomeriggio? In un mondo maschile, se non sei fisicamente presente in studio fino almeno alle 19,00, significa che non lavori…”
Romina Cristina D’Agostini, infine, denuncia le carenze nei servizi di supporto alle famiglie: “Diritto di poter usufruire di asili nido ad esempio o di poter vedere rimborsata la spesa per baby sitter ed asili privati perché quelli pubblici non esistono o non hanno posti sufficienti rispetto alle richieste. Il diritto di ottenere la fissazione di una udienza ad orario compatibile con le esigenze di allattamento o cura dei figli. Mi sono vista rifiutare dal Presidente la richiesta di chiamare una delicata causa di separazione giudiziale in prima mattinata per consentire l’allattamento di mia figlia che all’epoca aveva solo 50 giorni di vita.”
Le testimonianze di queste mamme avvocate sono un grido d’aiuto che non può essere ignorato. È necessario un impegno concreto da parte di tutti gli attori coinvolti – avvocati, consigli degli ordini, istituzioni – per garantire alle donne il diritto alla maternità e la parità di opportunità nel mondo del lavoro.
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