Un confronto internazionale, ma anche un’occasione per rilanciare diritti e dignità di una categoria sempre più essenziale nell’amministrazione della giustizia europea. Si è svolto a Bergamo dal 9 all’11 maggio il Congresso annuale di Enalj, la rete europea dei magistrati onorari e laici, che ha riunito delegazioni da Austria, Belgio, Germania, Spagna, Polonia, Svezia e altri Paesi per discutere del ruolo e delle prospettive di chi, pur non appartenendo ai ranghi della magistratura ordinaria, garantisce ogni giorno il funzionamento della giustizia.
Italia protagonista con la nuova legge
Quest’anno, in particolare, l’Italia è salita sul palco internazionale con una novità significativa: l’approvazione della legge 51/2025, entrata in vigore il primo maggio, che riforma la magistratura onoraria confermando nella funzione i magistrati di lungo corso dopo una procedura valutativa. Una svolta attesa da anni e accolta positivamente dai colleghi europei, che in più occasioni avevano espresso solidarietà ai magistrati italiani.
Durante il congresso, sono stati illustrati i punti salienti della riforma e le criticità ancora irrisolte. Enalj, che cresce di anno in anno, ha inoltre istituito un Comitato per le Pari Opportunità, con il compito di vigilare sul rispetto della parità di genere e denunciare eventuali discriminazioni nei sistemi giudiziari dei Paesi membri.
Il caso spagnolo: una professione senza tutele
Al centro del dibattito anche il drammatico caso dei magistrati supplenti spagnoli, rappresentati per la prima volta nel network Enalj da tre associazioni. In Spagna, infatti, magistrati non di carriera — spesso avvocati — ricoprono ruoli di giudici e pubblici ministeri senza tutele adeguate: reperibilità obbligatoria 365 giorni l’anno, nessuna certezza di continuità lavorativa e impossibilità di esercitare altre professioni. Una condizione denunciata da anni ma mai risolta, nonostante anche la Corte di Giustizia UE (sentenza C-658/18) abbia stigmatizzato pratiche simili.
Gli stessi magistrati spagnoli hanno manifestato ammirazione per la recente riforma italiana, chiedendo che anche in patria venga avviato un percorso di riconoscimento e stabilizzazione.
Una nuova figura: il Giudice professionale non di carriera
Dal congresso di Bergamo è emersa anche una riflessione identitaria. Ha ancora senso definire “onorari” giudici che — come avviene in Italia e in altri Paesi — esercitano funzioni piene, pronunciano sentenze vincolanti, affrontano obblighi formativi e deontologici, e sono soggetti al controllo dei capi degli uffici?
Sempre più diffusa la proposta di superare la definizione di magistrato onorario, sostituendola con quella di Giudice professionale non di carriera, sottolineando così la piena dignità giuridica e professionale di chi, pur senza accedere al concorso ordinario, svolge a tutti gli effetti il ruolo di magistrato.
Un futuro europeo condiviso
Il confronto con le esperienze straniere ha confermato che il fenomeno dei magistrati onorari o laici, in forme diverse, esiste in tutti i sistemi giudiziari europei e rappresenta una componente imprescindibile per l’amministrazione della giustizia.
Il congresso si è chiuso con l’impegno di rafforzare la formazione europea comune e di estendere anche ai magistrati non di carriera l’accesso ai percorsi di aggiornamento internazionali, promuovendo progetti finanziati dall’Unione Europea come Select Project e richiamando le istituzioni nazionali a garantire pari opportunità e riconoscimento.
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