16 Febbraio 2023

L’Italia, il paese delle (finte) partite IVA

In Italia, ci sono più lavoratori autonomi rispetto ai dipendenti: parliamo del 21,8% dei lavoratori, mentre in Europa corrisponderebbero al 14,5%. Si pensi che in Francia la media scende al 12,6% e in Germania addirittura all’8,8%.

Nel nostro Paese i lavoratori autonomi sono per il 24% uomini; le donne, invece, sarebbero soltanto il 15% delle partite IVA. In generale, è interessante osservare come la maggior incidenza delle partite IVA riguarda le persone scarsamente qualificate e quelle altamente qualificate. Infatti, da un lato abbiamo avvocati e architetti, mentre dall’altro professioni che non hanno bisogno di particolari titoli di studio.

Il problema principale, tuttavia, è quelle delle finte partite IVA. Ci sono lavoratori autonomi, infatti, che hanno orari da dipendente e lavorano in studio o azienda, ma non hanno accesso ai benefici del lavoro dipendente.

Il fenomeno si riscontra molto, per esempio, tra gli architetti. Esiste una pagina Instagram, il Riordine degli Architetti, che riporta le difficoltà che incontrano gli architetti per riuscire ad entrare negli studi come lavoratori dipendenti, e che proprio per questo non possono far altro che optare per l’apertura della partita IVA.

Questo non riguarda soltanto i piccoli studi di provincia, ma anche quelli più rinomati, che sulla carta presentano pochi dipendenti, anche se nelle presentazioni online vantano tantissimi collaboratori.

Dipendenti ma con partita IVA

Ma non è la partita IVA in sé ad essere un problema. Infatti, troviamo tantissimi lavoratori autonomi capaci di avere successo, sia dal punto di vista economico quanto da quello professionale.

Sono le false partite IVA a inglobare tutti gli aspetti peggiori dei due mondi. Da un lato, infatti, troviamo le remunerazioni basse e la mancanza di autonomia per i dipendenti. Dall’altra, ci scontriamo con l’assenza di tutele.

Gli autonomi, contrariamente ai dipendenti, con i clienti hanno un approccio a portfolio. Spesso, chi vuole diventare autonomo fatica a costruire questa rete di contatti. Il sistema quindi diviene estremamente competitivo, talvolta senza vie d’uscita, causando ansia, stress e in generale un peggioramento della salute mentale.

Nonostante i problemi, la partita IVA continua a godere di discreta popolarità, soprattutto tra i più giovani.

Secondo un recente sondaggio svolto sui neodiplomati, la maggior parte dei giovani punta ad un lavoro autonomo, oppure ad un’esperienza imprenditoriale. Soltanto il 25% dei neodiplomati punta ad un lavoro dipendente.

Da una parte è certamente apprezzabile che i giovani vogliano intraprendere una carriera da lavoratore autonomo; tuttavia, al tempo stesso, ci dobbiamo chiedere se il trend sia figlio di una determinata narrazione oppure di una valutazione oggettiva del mondo del lavoro in Italia.

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