L’abito non fa il monaco, e la toga non fa l’avvocato

Se entriamo in un tribunale all’ora di punta assisteremo ad una sfilata di abiti da lavoro. Una mise sobria ed elegante, infatti, esprime autorevolezza e professionalità. Ma l’abito non fa il monaco, e la toga non fa l’avvocato. Il modo di vestire, quindi, non rende né migliore né peggiore un avvocato.

Il fascino dell’avvocato

Quello che affascina il mondo dell’avvocatura è certamente l’intraprendenza e la voglia di sentirsi dei supereroi che difendono i più deboli. Capita, però, che qualcuno rimanga affascinato anche dalla possibilità di sfoggiare degli abiti da sogno.

La convinzione che l’avvocato sia un influencer dell’alta moda proviene dal mondo del cinema e della televisione, un mondo che ci propone l’immagine di un professionista molto attento a ciò che indossa.

Ovviamente, l’avvocato non è qualcuno che sa abbinare scarpe, borsa e cintura a seconda dei colori di stagione. L’avvocato è molto di più di quello che si vede esternamente. È il frutto di un vestito cucito durante lunghi anni di lavoro su di sé.

Cosa significa essere avvocato

Essere un avvocato significa essere onesti con i propri clienti. L’obiettivo di un professionista non è quello di difendere una persona indifendibile. La difesa, infatti, è una strategia che applica in modo equo il diritto e l’interpretazione della legge.

Secondo l’articolo 10 del Codice Deontologico Forense, un avvocato deve adempiere fedelmente al mandato, tutelando l’interesse dalla parte assistita nel pieno rispetto della Costituzione. È lo stesso codice ad affermare che il professionista dovrebbe osservare i doveri di dignità, probità e decoro, anche al di fuori del lavoro.

Questi attributi, se ben vestiti, calzano meglio di un paio di scarpe all’ultima moda.

Evitare secondi fini

Un avvocato non deve rinunciare all’astuzia, ma sicuramente dovrebbe evitare secondi fini, che vanno oltre il semplice difendere l’assistito. La prospettiva di una buona retribuzione, inoltre, potrebbe far perdere di vista l’obiettivo principale per cui si sceglie di diventare avvocato.

La dignità è un accessorio che l’avvocato indossa quotidianamente: significa rispettare sé stessi e il ruolo rivestito nella società. Può sembrare un lavoro semplice, ma non è una sfida a chi guadagna di più. O a chi riesce a vincere grazie ai sotterfugi.

Bisogna essere coraggiosi

La professione dell’avvocato è una missione: bisogna avere la stoffa giusta per diventare un buon legale. Per diventare avvocato non serve soltanto un supporto economico per riuscire ad affrontare il praticantato: bisogna avere pazienza ed essere coraggiosi.

Il coraggio si dimostra anche e soprattutto nei confronti dei clienti: non sapere chi varcherà le porte dello studio non piace a molti professionisti, che spesso, seguono dei casi a malincuore. Un cliente potrebbe essere colui che subisce un’ingiustizia, ma potrebbe anche essere il carnefice, che necessita di una tutela adeguata fino a quando non verrà decisa la sua pena.

Le pene, secondo la Costituzione, dovrebbero avere un ruolo rieducativo. Il colpevole, infatti, è tale soltanto in presenza di una condanna definitiva. Tutelare una persona responsabile di un qualche reato richiede molto coraggio, lo stesso coraggio richiesto nella capacità di rifiutare un incarico che non rispetta i propri principi morali.

Le soddisfazioni arrivano soltanto se si possiede un certo livello di testardaggine

È necessaria anche la tenacia per riuscire a portare a termine il proprio lavoro e per affrontare la quotidianità. Un avvocato non può garantire sempre soddisfazione (soprattutto economica). Molti dati statistici dimostrano che i professionisti che abbandonano la carriera legale sono sconfortati dalle varie difficoltà che incontrano nel loro percorso lavorativo.

Ma le soddisfazioni arrivano soltanto se si possiede un certo livello di testardaggine, per perseguire i propri obiettivi, consapevoli che sacrifici e rinunce sono all’ordine del giorno. La pazienza va a braccetto con la tenacia: un vero avvocato lo sa molto bene.

La pazienza non assume la forma dell’avvocato che si siede alla scrivania, in attesa che qualcuno entri nel suo ufficio. La pazienza è l’avvocato che, mentre attende una sentenza, si aggiorna, studia e acquisisce nuove conoscenze.

La professione forense sta evolvendo

Il curriculum di un avvocato è costellato di vittorie, collaborazioni, riconoscimenti e talvolta pubblicazioni.

Libri e riviste giuridiche sono pieni di articoli scritti dai migliori professionisti, che offrono spunti molto utili per tutti quelli che sono alle prime armi. Ma sono le competenze, l’esperienza e la versatilità a qualificare un professionista.

La competenza è un requisito essenziale che contraddistingue gli avvocati. Un professionista, infatti, oggi può specializzarsi in due tra i dieci settori che sono stati individuati dal Decreto sulle Specializzazioni Forensi.

La specializzazione è un parere espresso dal CNF e dal Consiglio di Stato riguardo le competenze dimostrate da un professionista. L’esito favorevole consente all’avvocato di essere specialista di un determinato comparto, ovvero di essere in grado di fornire un’assistenza adeguata in caso di bisogno.

Tutto questo serve a garantire dei servizi sempre più personalizzati e dotati di una qualifica elevata nei confronti delle persone che ne fanno richiesta. Oggi si può chiedere un’assistenza specifica anche nell’ambito dell’informatica.

È evidente, dunque, che la professione forense sta evolvendo (in meglio).

Le skills di un professionista

L’esperienza si costruisce giorno dopo giorno, grazie alla perseveranza di chi vuole imparare mettendosi in gioco con il proprio lavoro. L’avvocato si reinventa, e diventa un professionista che possiede differenti abilità (skills).

Si acquisisce esperienza accantonando la paura, imparando ad avere coraggio anche in situazioni improbabili. Per questo un professionista è disposto alle collaborazioni, alle trasferte e ad affrontare realtà che spesso sono molto diverse fra loro. L’esperienza conta molto per quanto riguarda la reputazione del professionista: non per vantarsene, ma per utilizzarla nelle giuste occasioni.

Viva la versatilità

La versatilità è una caratteristica necessaria quando l’avvocato deve fronteggiare una crisi senza eguali, o in caso di un’altissima concorrenza tra Studi a suon di parcelle ribassate. Il professionista si reinventa, chiaramente rispettando le normative del settore, diventando consulente, docente, assistente, coach o redattore.

Apre un blog, scrive testi, si fa conoscere sul mercato presentandosi nel modo più professionale possibile. Un professionista si reinventa anche con le consulenze online o con l’assistenza nella redazione di contratti.

Insomma, la versatilità diventa un modo per riuscire a rivalutare una professione che non garantisce sempre soddisfazioni immediate, ma che potrebbe regalare tanto a sé stessi e agli altri. Competenze, versatilità ed esperienze valgono molto di più di un bel curriculum che manca di capacità trasversali.

La responsabilità della toga

Nelle aule di un tribunale, giudici e avvocati indossano la toga, una veste che trasmette professionalità, autorevolezza e senso del dovere. Indossare una toga significa ritrovarsi all’improvviso ad avere nelle proprie mani un grande potere sul destino delle persone.

Trattandosi di diritto e di legge, si entra in un settore in cui terzietà, imparzialità, fiducia e lealtà camminano di pari passo. A questo possiamo unire anche la condotta incorruttibile e impeccabile di chi entra in una Corte.

Vestire una toga non è una cosa semplice: chi la indossa deve rispecchiare i requisiti di integrità, indipendenza, integrità e correttezza della professione forense. Tutto questo prende il nome di reputazione, che si costruisce attraverso un duro lavoro fatto di sacrifici e rinunce.

Il Codice Deontologico dovrebbe portare l’avvocato a salvaguardare la propria reputazione durante il lavoro e al di fuori dell’attività professionale. Se un avvocato non si attiene ai vari doveri stabiliti dal Codice, non ha diritto di indossare una toga con dignità. L’avvocato, prima di essere un professionista, è un uomo e carne ed ossa, che come tutti è soggetto a fragilità e debolezze.

Abbracciare i propri valori

Tutto questo non significa rinunciare alla propria vita per una carriera invidiabile, anzi. Significa abbracciare dei valori spesso non condivisi dalla gente comune.

Optare per questi valori significa farli propri anche nel quotidiano, abbandonando anche gli ideali sociali e morali che sono stati acquisiti a scuola, attraverso le simpatie politiche, con gli affetti o con l’esperienza.

Fare l’avvocato non significa abbandonare sé stessi. Significa anche avere ripercussioni positive sul carattere e sulla personalità di una persona. Una persona che studia assume un atteggiamento accorto e prevenuto, che aiuterà nell’affrontare gli ostacoli senza ricorrere a secondi fini. Chi indossa una toga deve dimostrare di esserne all’altezza, ancor prima di esserne capace.

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