MILANO – Cresce la quota degli italiani che risparmiano con regolarità, toccando i livelli più alti dal 2000. Secondo l’ultima edizione del Rapporto sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani, elaborato da Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi, ben il 58% della popolazione dichiara di mettere da parte risorse economiche: un dato che si traduce in circa 500mila famiglie entrate nella platea dei risparmiatori solo nell’ultimo anno.
A trainare questo fenomeno, spiega Gregorio De Felice, capo economista di Intesa Sanpaolo, è una maggiore soddisfazione per il proprio reddito – che in media si attesta a 2.552 euro netti al mese – ma anche una crescente cultura della pianificazione. “Ci sono buone notizie”, conferma Giuseppe Russo, direttore del Centro Einaudi: “Non si risparmia più soltanto per timore dell’imprevisto, ma per obiettivi concreti e di lungo periodo”.
Una nuova consapevolezza
Se il 36% degli intervistati continua a vedere nel risparmio una misura precauzionale per fronteggiare eventuali difficoltà, si fa largo un approccio più “intenzionale”: ben il 38% accantona denaro con uno scopo definito, come l’acquisto della casa, l’istruzione dei figli o la tutela nella terza età.
In questo quadro, il tema previdenziale diventa sempre più centrale. Il timore di una pensione inadeguata è condiviso da ampie fasce della popolazione, tanto da configurarsi come una vera e propria “preoccupazione generazionale”. Tuttavia, solo il 24,5% del campione risulta aver sottoscritto una forma di previdenza integrativa. Un dato in crescita rispetto al passato, ma ancora troppo basso rispetto alla percezione del rischio.
La centralità della casa e il ruolo degli over 60
L’immobile di proprietà si conferma l’asset fondamentale del risparmio italiano. Non solo tra i giovani, ma anche tra gli over 60 – la cosiddetta “silver age” – che il rapporto descrive come economicamente attivi, centrali nel sistema di welfare familiare e, al tempo stesso, impegnati a lasciare un’eredità tangibile. Per il 70% di loro “è fondamentale lasciare almeno la casa ai figli”.
Nonostante l’avversione al rischio persista, emergono segnali di dinamismo anche nella sfera degli investimenti. Le obbligazioni mantengono il primato, mentre torna a crescere il risparmio gestito. La Borsa resta però una nicchia: meno del 5% degli italiani ha effettuato operazioni azionarie negli ultimi dodici mesi.
Risparmio abbondante, investimenti deboli
Il presidente del Centro Einaudi, Giuseppe Lavazza, definisce il risparmio italiano “una grande virtù che si va consolidando”. Ma l’enorme “giacimento di ricchezza” – come lo definisce Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo – continua a non essere sfruttato appieno. Secondo De Felice, in Europa il divario tra risparmio e investimenti è di 543 miliardi di euro l’anno, mentre per l’Italia il gap medio annuo è di 43 miliardi.
Una parte consistente di questo risparmio finisce all’estero: “Ogni anno – osserva Gros-Pietro – circa 300 miliardi di euro prendono la via degli Stati Uniti”. Di qui l’appello, condiviso da tutti i principali osservatori economici, a completare l’integrazione del mercato europeo dei capitali per trattenere e valorizzare le risorse finanziarie generate internamente.
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