Fino a non molti anni fa, il panorama giuridico italiano offriva scarse risposte a individui e piccole realtà imprenditoriali schiacciati da un debito divenuto insostenibile a seguito di eventi imprevisti. L’assenza di strumenti specifici per la gestione del sovraindebitamento condannava milioni di persone a una spirale di precarietà economica e sociale, spesso senza alcuna possibilità di riscatto. È in questo contesto che si inserisce la Legge 3 del 2012, antesignana delle attuali disposizioni del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, nata con l’obiettivo di fornire un’ancora di salvezza a chi, pur in buona fede, non era più in grado di onorare i propri impegni finanziari.
La Ratio Legis: Dignità e Seconda Opportunità
La “Legge Salva suicidi”, appellativo che ne evidenzia l’impatto sociale, non è stata concepita per favorire l’elusione degli obblighi debitori, bensì per restituire dignità a soggetti travolti da eventi straordinari e imprevedibili: gravi malattie, crisi economiche sistemiche, fallimenti involontari o mutamenti dello status familiare come separazioni e divorzi. Il principio cardine è semplice quanto essenziale: l’obbligazione pecuniaria va adempiuta, ma non a detrimento della vita o della dignità personale del debitore. A chi si trova in una condizione di sovraindebitamento non colpevole dev’essere garantita una concreta possibilità di ripartire.
Le Procedure del Codice della Crisi: Strumenti per l’Esdebitazione
L’attuale Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (che ha inglobato e modificato la Legge 3/2012) offre a consumatori, professionisti e piccoli imprenditori un ventaglio di strumenti per gestire e superare situazioni di sovraindebitamento. L’accesso a tali procedure è subordinato alla dimostrazione di una condizione di sovraindebitamento non colpevole, intesa come incapacità stabile e non transitoria di far fronte ai propri debiti, derivante da cause oggettive e spesso indipendenti dalla volontà del debitore.
Le quattro procedure principali sono:
- Concordato minore: Permette al debitore di formulare una proposta di pagamento ai creditori, calibrata sulle proprie effettive capacità economiche.
- Piano di ristrutturazione dei debiti del consumatore: Riservato ai debitori che non hanno contratto debiti nell’esercizio di attività d’impresa o professionale, consente di strutturare un piano di rimborso sostenibile, omologabile dal giudice anche in assenza di un accordo unanime con i creditori.
- Liquidazione controllata: Il debitore mette a disposizione il proprio patrimonio per la soddisfazione dei creditori, con l’eccezione dei beni necessari per condurre una vita dignitosa. Questa procedura conduce all’esdebitazione.
- Esdebitazione del debitore incapiente: Introdotta nel 2020, è specificamente pensata per coloro che non possiedono beni o redditi sufficienti a soddisfare, anche in parte, i creditori. In questi casi, il debitore viene liberato da tutti i debiti pendenti senza alcun versamento, garantendo così una “tabula rasa” e un nuovo inizio.
È cruciale evidenziare che tutte e quattro le procedure garantiscono l’immediato blocco di pignoramenti e interessi, offrendo al debitore una prospettiva concreta di ritorno alla normalità economica e sociale, nel pieno rispetto dei principi di legalità e dignità.
Requisiti di Accesso: Chi Può Beneficiarne?
L’accesso alle tutele previste dalla normativa sul sovraindebitamento è delineato da requisiti specifici, sia oggettivi che soggettivi.
Il requisito oggettivo è la sussistenza di una condizione di sovraindebitamento non colpevole, ovvero l’incapacità stabile e non meramente temporanea di onorare le proprie obbligazioni.
Il requisito soggettivo attiene alla non fallibilità del soggetto. La Legge 3/2012 (e ora il Codice della Crisi) si rivolge a coloro che, pur in stato di crisi debitoria, non rientrano nei parametri dimensionali o tipologici per l’assoggettamento alle procedure concorsuali “maggiori” (oggi liquidazione giudiziale). Rientrano in questa categoria:
- Privati cittadini con debiti di natura personale.
- Consumatori non esercenti attività d’impresa.
- Professionisti iscritti ad albi (es. avvocati, medici, architetti).
- Imprenditori agricoli.
- Artisti.
- Enti non commerciali (es. associazioni, fondazioni, organizzazioni di volontariato).
- Piccoli imprenditori, artigiani o titolari di partita IVA che, nei tre esercizi antecedenti la domanda, non abbiano superato cumulativamente i seguenti parametri:
- 200.000 € di ricavi annui.
- 300.000 € di attivo patrimoniale.
- 500.000 € di debiti complessivi.
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