28 Novembre 2022

Il nuovo Governo vuole modificare il reato di Abuso d’Ufficio

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, lo scorso giovedì, durante l’assemblea nazionale dell’Anci, l’Associazione nazionale comuni italiani, ha annunciato che il governo vuole modificare i reati contro la pubblica amministrazione. In particolar modo, si parla di modificare il reato di abuso d’ufficio.

Meloni non ha specificato come il governo abbia intenzione di arrivare a tali modifiche. Tuttavia, il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha spiegato che ci sarà presto un dibattito parlamentare.

L’obiettivo è quello di definire al meglio le norme penali che riguardano la pubblica amministrazione, «il cui perimetro è così elastico da prestarsi a interpretazioni troppo discrezionali», dice Meloni. Il reato d’abuso d’ufficio, sempre secondo Meloni, provoca la “paura della firma”, ovvero, gli amministratori locali hanno la paura di assumere delle responsabilità decisionali.

Una legge molto criticata

La legge ha subito diverse modifiche nel corso degli anni, ed è stata criticata più volte da amministratori e sindaci di ogni schieramento politico che considerano incerti i confini della responsabilità penale che porta all’avviamento delle indagini. Per Meloni, le indagini «nel 93% dei casi si risolvono con assoluzioni o archiviazioni».

Secondo Antonio Decaro, presidente dell’Anci e sindaco di Bari, dice che «è in discussione la praticabilità stessa delle nostre funzioni: fare il sindaco ormai è diventato un mestiere pericoloso anche nei suoi atti quotidiani più banali, per la quantità abnorme di rischi giudiziari penali e civili che si corrono».

L’autodifesa della burocrazia

I sindaci «non possono essere responsabili di qualsiasi cosa accada in un Comune per il solo fatto di essere sindaci». Secondo molti giuristi e amministratori, la paura di cadere nel reato di abuso d’ufficio corrisponderebbe alla prima causa della “burocrazia difensiva”.

Parliamo di prassi che sono state consolidate negli uffici della PA: la paura di essere coinvolti in processi penali o civili porta ad un eccesso burocratico che, di conseguenza, porta a rallentamenti. Questi timori si palesano, per esempio, nella richiesta di un documento cartaceo, oltre a quello digitale, «perché non si sa mai».

In molti, al posto di prendere una decisione, decidono di rinviare la stessa al proprio superiore, oppure di non agire affatto senza indicazioni specifiche. Nel 2017, secondo un sondaggio del Forum della PA, il 62% dei dipendenti pubblici ha dichiarato che tra riforme, controriforme e decreti le regole continuavano a cambiare troppo spesso, e che il risultato era opposto a quello voluto.

Secondo gli impiegati statali, soltanto “non facendo” si possono evitare rischi.

Home, sweet home

Sul tema si discute da tempo. Secondo Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica al Tribunale di Catanzaro, il reato di abuso d’ufficio è «il più difficile da dimostrare ma è un reato spia che consente di entrare nella pubblica amministrazione. Non vorrei che un sindaco pensasse di usare il Comune come casa propria».

Contro l’abolizione dell’abuso d’ufficio si era espresso anche Luigi Di Maio, durante il governo Conte I. Aveva dichiarato che si sarebbe battuto duramente contro l’abolizione di questo reato. Aveva scritto su Facebook, infatti: «Volete un esempio? Un sindaco, un ministro, un presidente di Regione o un qualsiasi altro dirigente pubblico che fa assumere sua figlia per chiamata diretta, invece di convocare una selezione pubblica e dare a tutti la possibilità di ambire a quel posto di lavoro».

L’articolo 323 del Codice Penale

Nel nostro ordinamento chiunque potrebbe denunciare per abuso d’ufficio un amministratore locale che ha firmato un provvedimento di carattere discrezionale.

Il reato in questione è disciplinato dall’articolo 323 del codice penale:

Il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio che, in violazione di specifiche regole di condotta espressamente previste dalle legge o da atti aventi forza di legge e dalle quali non residuino margini di discrezionalità, ovvero omettendo di tenersi in presenza di un interesse proprio o di un prossimo congiunto o negli altri casi prescritti, intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto, è punito con la reclusione da uno a quattro anni.

L’ex presidente della Camera ed ex magistrato Luciano Violante, definì questa legge una specie di «mandato a cercare». Sostanzialmente, si tratta di una legge che permette un controllo preventivo da parte delle procure sulle attività della PA e della politica.

Processi che iniziano, senza finire

Secondo Raffaele Cantone, ex presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, «la quantità enorme di procedimenti che iniziano e la quantità infinitesimale di quelli conclusi con condanna è un tema che si pone spesso, poiché diventa un alibi per l’inerzia della pubblica amministrazione».

Tuttavia, «se iniziano tanti processi e pochi arrivano a sentenza definitiva, qualcosa va rivisto, ma non credo che se vengono compiuti atti di favoritismo evidenti possano essere esenti da valutazioni penali».

Le priorità per Nordio

Per Carlo Nordio, la “rivisitazione” del reato di abuso d’ufficio è una delle maggiori priorità di questo governo. Si tratta, secondo il ministro della Giustizia, di rivedere alcune norme per «ridare fiato alla pubblica amministrazione, e quindi per un’utilità concreta in vista di una ripresa economica del Paese».

Per quanto riguarda la “paura della firma”, per Nordio questa provocherebbe «la paralisi o il rallentamento della pubblica amministrazione per la paura che un domani si possa essere denunciati. I sindaci chiedono da anni questa revisione e se non avviene, la pubblica amministrazione non riparte, e se non riparte la pubblica amministrazione non riparte nemmeno l’economia. C’è un discorso concreto e urgente da fare, in vista anche dei soldi che l’Europa dovrà darci con il recovery fund».

Il parere dei sindaci

Molti sindaci sono intervenuti alla recente assemblea dell’Anci per richiedere la revisione o l’abolizione dell’articolo di legge che disciplina il reato. Secondo Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli, chi lavora nella PA dovrebbe avere maggiori certezze per quanto riguarda le scelte che vengono fatte. Chi deve controllare, invece, potrà farlo con meno discrezionalità.

Mentre per Roberto Lagalla, sindaco di Palermo, «è estremamente facile addossare al sindaco presunte colpe su fatti che non può direttamente controllare o conoscere, specie in realtà di grandi dimensioni».

Si è espresso in merito anche Giuseppe Sala, sindaco di Milano: «Se il ministro Nordio sarà in grado di fare qualcosa non tanto che ci facilita la vita quanto che chiarisca le regole, credo che i sindaci di ogni schieramento politico saranno pronti a riconoscere questa iniziativa, è il momento anche da questo punto di vista di fare qualcosa».

Tra i sindaci, c’è qualcuno che chiede la revisione o l’abolizione della legge Severino. Per esempio, Nicola Fiorita, sindaco di Catanzaro, sostiene che la modifica potrebbe garantire ai sindaci «la necessaria serenità per operare al meglio».

——————————–

LEGGI ANCHE:

Foto dei minori sui social: implicazioni legali e conseguenze psicologiche

Firma Digitale: dal 2023 due dispositivi non saranno più utilizzabili

 

TORNA ALLE NOTIZIE

Servicematica

Nel corso degli anni SM - Servicematica ha ottenuto le certificazioni ISO 9001:2015 e ISO 27001:2013.
Inoltre è anche Responsabile della protezione dei dati (RDP - DPO) secondo l'art. 37 del Regolamento (UE) 2016/679. SM - Servicematica offre la conservazione digitale con certificazione AGID (Agenzia per l'Italia Digitale).

Iso 27017
Iso 27018
Iso 9001
Iso 27001
Iso 27003
Agid
RDP DPO
CSA STAR Registry
PPPAS
Microsoft
Apple
vmvare
Linux
veeam
0
    Prodotti nel carrello
    Il tuo carrello è vuoto