8 Agosto 2025 - LAVORO | Sistemi di prevenzione

IA ferma al palo: il Portale anti–lavoro nero non parte e i controlli restano quelli del secolo scorso

Tre operai morti a Napoli riportano alla luce l’inefficacia del sistema di prevenzione. Il Portale nazionale del sommerso, costato 20 milioni e promesso dal Pnrr, è fermo ai blocchi di partenza. Intanto gli ispettori lavorano con procedure da anni ’90

Il 25 luglio scorso, al Rione Alto di Napoli, tre operai – Luigi Romano, Ciro Pierro e Vincenzo Del Grosso – sono precipitati da oltre venti metri quando il cestello del montacarichi su cui lavoravano si è ribaltato. Nessuno di loro si è salvato. Le indagini hanno rivelato che due erano impiegati in nero e che nessuno indossava l’imbracatura di sicurezza. Una scoperta che arriva, come troppo spesso accade, solo a tragedia avvenuta.

Eppure, gli strumenti per prevenire queste situazioni esistono già, almeno sulla carta. Tra questi, il Portale nazionale del sommerso (Pns), una piattaforma digitale destinata a raccogliere e condividere in tempo reale dati su ispezioni, sanzioni e irregolarità in materia di lavoro e sicurezza. Previsto dal Pnrr e finanziato con 20 milioni di euro, avrebbe dovuto essere operativo dal 30 maggio 2025. Oggi, però, è ancora fermo: banche dati che non dialogano, ritardi procedurali, e un via libera del Garante della Privacy arrivato solo a fine aprile scorso.

«Siamo terribilmente in ritardo – ammette una fonte interna dell’Ispettorato nazionale del lavoro – e anche se il Portale fosse attivo, senza l’accesso immediato per tutte le sedi territoriali resterebbe inutile». Il problema, spiega, non è solo tecnologico: stipendi bassi, carichi di lavoro elevati e un uso inadeguato del personale rendono la funzione ispettiva poco attrattiva. «Abbiamo ispettori pagati duemila euro al mese per imbustare lettere: è uno spreco e un ostacolo all’efficacia dei controlli».

Le risorse vengono talvolta dirottate su misure di scarso impatto, come la “patente a punti” per le imprese: i punti vengono detratti solo a procedimento concluso, dopo mesi o anni, permettendo nel frattempo all’azienda di continuare a operare. «Nemmeno 10 mila assunzioni risolverebbero la situazione se non cambiano l’organizzazione e la mentalità», aggiunge l’ispettore, denunciando come molti dirigenti incaricati della trasformazione digitale non abbiano competenze digitali.

Sul campo, la realtà è ancora analogica: per verificare la regolarità di un lavoratore, un ispettore deve attendere il documento cartaceo portato dal datore o dal consulente. Nessuna piattaforma consente di controllare, ad esempio, i doppi impieghi nel pubblico impiego, lasciando irrisolto il problema di infermieri o agenti che, fuori orario, possono lavorare in nero.

Eppure, agli occhi di Bruxelles, l’Italia ha già “spuntato la casella”: il Portale del sommerso è un obiettivo formalmente raggiunto nel quadro del Pnrr. Ma gli obiettivi concreti – aumentare del 20% le ispezioni e ridurre del 2% l’incidenza del lavoro nero nei settori a rischio entro il secondo trimestre 2025 – restano lontani.


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