22 Settembre 2023

I cyber-agenti sono liberi di hackerare

I cyber-agenti infiltrati devono aver libertà di hackerare. Non devono essere punibili se, al fine di contrastare eversione e terrorismo, decidono di aprire account e siti fake, accedendo o alterando i sistemi telematici e informatici.

Questo è quanto proposto da un emendamento che vede la firma dei relatori Pietro Pittalis e Sara Kelany al disegno di legge in conversione del DL 105/2023, in esame in commissione alla Camera. L’emendamento, in sintesi, rafforza gli strumenti atti al contrasto di eversori e terroristi, che pianificano e realizzano, sempre più spesso, attività delittuose, utilizzando il web.

Nella strategia che è stata disegnata nell’emendamento sono previste tre linee di intervento. La prima riguarda i margini di manovra per le operazioni sotto copertura, per combattere l’eversione e il terrorismo, ma anche i reati informatici che interessano le varie infrastrutture critiche informatizzate.

Inoltre, si prevede l’aumento dei poteri di coordinamento e di impulso del procuratore nazionale antimafia, da estendere alle più gravi forme di criminalità informatica. Per ultima cosa, si punta alla creazione di un filo informatico diretto tra la Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo e l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale. Di quest’ultima si dovrebbe rinforzare il potere di ordinare la collaborazione da parte degli enti pubblici e privati in caso di attacchi o di incidenti.

Nell’emendamento sono presenti delle integrazioni alla legge 146/2006, ovvero:

  • L’adeguamento al progresso informatico per le operazioni sotto copertura;
  • Il potenziamento degli strumenti di contrasto dei reati che vengono commessi ai danni delle strutture informatizzate critiche.

Nel dettaglio, si parla di attività di hackeraggio come deterioramento, danneggiamento, alterazione del sistema informatico o telematico, cancellazione, alterazione di informazioni o di programmi, attivazioni delle identità anche digitali degli spazi e dei domini informatici.

La non punibilità di tali attività diverrebbe appannaggio sia degli organismi antiterrorismo di Polizia, GdF e Carabinieri, sia degli organismi del Ministero dell’Interno per la sicurezza e la regolarità dei servizi di telecomunicazione.

La proposta è, inoltre, quella di estendere i poteri d’impulso e di coordinamento del Procuratore nazionale antimafia, riguardo i procedimenti di alcune tipologie di delitti informatici. Tra questi delitti troviamo l’accesso abusivo informatico aggravato, danneggiamento di informazioni e di programmi informatici dello Stato o comunque di pubblica utilità.

Si propone anche un meccanismo di stretta collaborazione tra Procura nazionale antimafia e Agenzia nazionale per la cybersicurezza, che dovrà trasmettere dati e notizie sui fatti rilevanti per le indagini dei gravi reati informatici.

Nel caso di incidenti per quanto riguarda la sicurezza informatica, nell’emendamento si propone di inserire l’obbligo di collaborazione con l’Agenzia a carico di soggetti pubblici e privati coinvolti.


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