Los Angeles, 17 settembre 2025 – Hollywood alza il livello dello scontro contro le aziende dell’intelligenza artificiale accusate di sfruttare opere protette senza autorizzazione. Nel mirino è finita MiniMax, giovane start up di Shanghai valutata 3 miliardi di dollari e sostenuta da colossi come Alibaba, che punta alla quotazione in Borsa ma ora deve difendersi da una causa legale presentata in California da Disney, Universal e Warner Bros Discovery.
Secondo la denuncia, MiniMax avrebbe costruito la sua app di punta, Hailuo AI, sfruttando personaggi iconici come Darth Vader, i Minions, Wonder Woman e Shrek, utilizzati per generare immagini e video ad alta definizione marchiati con il logo dell’azienda. Non solo: la start up avrebbe promosso i propri servizi negli Stati Uniti lasciando intendere un’approvazione inesistente da parte dei titolari dei diritti.
«MiniMax ignora completamente la legge statunitense sul copyright e tratta i personaggi dei querelanti come se fossero propri», si legge nell’atto di citazione. Una linea durissima, che segue i precedenti già avviati contro Midjourney, accusata dello stesso approccio nell’addestramento dei propri algoritmi.
Il modello MiniMax: “Hollywood in tasca”
Fondata appena quattro anni fa, MiniMax ha già conquistato milioni di utenti in oltre 200 Paesi, proponendo un modello semplice: un abbonamento mensile che promette “Hollywood in tasca”. Una formula che a Los Angeles è suonata come una provocazione, soprattutto perché Hailuo AI è considerata tra le applicazioni più avanzate per la generazione di video realistici, capace di competere con rivali del calibro di Midjourney o Kling.
La controffensiva Disney
Mentre combatte in tribunale, Disney non resta alla finestra. La multinazionale ha annunciato il lancio di una nuova piattaforma, in collaborazione con Webtoon Entertainment, che metterà a disposizione oltre 35mila fumetti Marvel e Star Wars. Contestualmente, Disney acquisirà il 2% della società coreano-americana, con l’obiettivo di consolidare la propria presenza tra i giovani lettori digitali e rafforzare un ecosistema sempre più integrato tra streaming, sport e fumetti.
La posta in gioco
Il caso MiniMax evidenzia la crescente tensione tra creatività tradizionale e tecnologie emergenti. Da un lato, gli studios temono una deriva di “pirateria digitale” che minacci la tutela del copyright; dall’altro, start up come MiniMax cavalcano la rivoluzione generativa per conquistare pubblico e capitali.
La battaglia legale californiana sarà uno dei primi veri banchi di prova per capire come i tribunali affronteranno l’impatto dell’intelligenza artificiale sui diritti d’autore e, di riflesso, sul futuro dell’industria culturale globale.
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