La riforma Cartabia ha introdotto significative modifiche nel processo penale, tra cui il rito cartolare d’appello, che prevede la decisione in camera di consiglio senza la partecipazione delle parti. Un meccanismo che, secondo il senatore Pierantonio Zanettin, capogruppo di Forza Italia in Commissione Giustizia al Senato, rischia di compromettere il ruolo dell’avvocatura e di minare la collegialità delle decisioni giudiziarie. Per questo, insieme alla senatrice leghista Erika Stefani, ha presentato un disegno di legge per ripristinare il contraddittorio orale come regola generale nel giudizio d’appello.
Il rischio di un processo senza avvocati
Attualmente, l’articolo 598-bis del codice di procedura penale stabilisce che l’appello venga deciso sulla base degli atti, senza un confronto diretto tra le parti. Questa modalità, nata durante l’emergenza Covid-19, ha reso più rapidi i procedimenti ma, secondo Zanettin, ha anche ridotto le garanzie per gli imputati e depotenziato il ruolo dell’avvocato. “Non possiamo accettare che il difensore venga sostituito da un algoritmo”, afferma il senatore, evidenziando come la giustizia debba tornare ad essere basata sulla dialettica processuale.
Intercettazioni: la stretta sulle proroghe
Oltre al ritorno all’oralità, il senatore Zanettin è stato protagonista di un’altra importante riforma in tema di giustizia: la modifica del regime delle intercettazioni. La nuova norma prevede un tetto di 45 giorni per le intercettazioni telefoniche, prorogabili solo con una motivazione specifica. “Non si tratta di una tagliola, ma di una necessaria regolamentazione”, spiega, criticando il sistema attuale in cui le proroghe vengono concesse automaticamente, senza un reale controllo.
Le polemiche non sono mancate, con il procuratore di Napoli Nicola Gratteri che ha denunciato il rischio di agevolare la criminalità. Accusa respinta da Zanettin: “Non è vero che dopo 45 giorni i criminali potranno parlare liberamente. I reati più gravi, come mafia e terrorismo, restano esclusi da questo limite”. Il senatore difende la riforma come un punto di equilibrio tra esigenze investigative e tutela della privacy, ricordando l’articolo 15 della Costituzione, che garantisce l’inviolabilità delle comunicazioni.
Il garantismo come principio cardine
Zanettin, da sempre esponente dell’ala garantista della maggioranza, rivendica i risultati ottenuti in materia di giustizia. Oltre alla regolamentazione delle intercettazioni, ha promosso una legge per vietare l’ascolto delle conversazioni tra avvocati e assistiti, ritenendolo un principio fondamentale dello Stato di diritto. L’ultima parte della riforma riguarderà il sequestro degli smartphone e l’utilizzo dei Trojan nei dispositivi elettronici.
“Ora aspettiamo che il ministro Carlo Nordio si esprima sulla questione”, conclude Zanettin, auspicando tempi rapidi per l’approvazione di ulteriori misure. Nel frattempo, la battaglia per il ritorno a un processo più garantista e fondato sul contraddittorio continua.
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