7 Agosto 2025 - GOVERNO | Conflitto fra poteri

Giustizia e migranti, è scontro frontale: Meloni accusa le toghe di sabotaggio politico

Dopo il caso Almasri, la premier rilancia l’attacco alla magistratura: “Reagiscono alla riforma con decisioni mirate sull’immigrazione”. Conte replica: “Il governo mente”. L’Anm difende i giudici e si apre un nuovo fronte tra poteri dello Stato

La miccia si è accesa con l’archiviazione del caso Almasri da parte del Tribunale dei ministri. Ma l’esplosione politica è arrivata ieri sera, in diretta al Tg5, con parole destinate a lasciare il segno: “Vedo un disegno politico attorno ad alcune decisioni della magistratura, soprattutto su immigrazione e sicurezza. Qualcuno vuole frenare l’azione del governo”.

È un attacco diretto e senza precedenti, quello lanciato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. La scintilla, oltre all’archiviazione della sua posizione nel caso del giovane libico rimpatriato, è stata la richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di tre esponenti del suo governo: i ministri Nordio, Piantedosi e il sottosegretario Mantovano. Una decisione che Meloni definisce “surreale”.

“Non sono Alice nel Paese delle Meraviglie”

Nel suo intervento, la premier difende i suoi ministri e rivendica la collegialità delle scelte: “Hanno agito secondo legge per tutelare la sicurezza nazionale. Non governano a mia insaputa. Io non sono Alice nel Paese delle Meraviglie e neanche un Conte qualsiasi che faceva finta di non sapere cosa facesse il suo ministro dell’Interno”.

Il riferimento, chiarissimo, è al leader del Movimento 5 Stelle e allora premier Giuseppe Conte, coinvolto all’epoca nella vicenda Open Arms insieme a Matteo Salvini. Una vicenda giudiziaria ancora aperta, con la Procura di Palermo che ha recentemente presentato ricorso in Cassazione contro l’assoluzione dell’attuale vicepremier leghista.

Il sospetto: toghe contro la riforma

Al centro del sospetto di Meloni, un tema scottante: la riforma della giustizia, e in particolare il disegno di legge sulla separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri. Un testo osteggiato dalla magistratura associata, ma che ha già superato due dei quattro passaggi parlamentari previsti. Se tutto procederà secondo i piani del governo, la legge potrebbe essere definitiva entro novembre.

“Non mi sfugge – sottolinea la presidente – che la riforma procede a passo spedito. Ho messo in conto possibili reazioni, ma non accetterò condizionamenti mascherati da atti giudiziari”.

Conte e l’Anm replicano: “Un attacco pericoloso”

Non si è fatta attendere la risposta dell’opposizione. “Il governo mente – afferma secco Giuseppe Conte – e lo fa per nascondere le proprie responsabilità. Attaccare i magistrati per difendere se stessi è un pericoloso scivolamento istituzionale”.

A difesa della magistratura è intervenuta anche l’ANM, l’Associazione Nazionale Magistrati, che ha bollato come “inaccettabili” le dichiarazioni della premier, respingendo con fermezza ogni insinuazione circa intenti politici nelle decisioni delle toghe.

Un conflitto tra poteri?

Il caso Almasri, dunque, si trasforma in qualcosa di più: non solo un contenzioso giudiziario, ma un banco di prova per i rapporti tra governo e magistratura. Un conflitto che si consuma sullo sfondo della riforma costituzionale e del dibattito, sempre più teso, sul ruolo della giustizia in Italia.

Nel frattempo, la premier rivendica il calo degli sbarchi, “già diminuiti del 60%”, e assicura che l’azione del governo continuerà con determinazione.


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