Roma — 28 aprile 2025. A distanza di quarantotto anni dal tragico assassinio, l’Unione Nazionale delle Camere Civili rende omaggio alla memoria dell’avvocato Fulvio Croce, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Torino, ucciso il 28 aprile 1977. Una figura che non fu vittima casuale della violenza politica degli anni di piombo, ma bersaglio consapevole proprio per ciò che rappresentava: l’essenza più alta e autentica dell’Avvocatura.
Chiamato a difendere imputati che avevano rifiutato la difesa — un compito difficile e pericoloso — Croce accettò senza esitazione quella missione. Lo fece con il coraggio silenzioso di chi sa che la giustizia non ammette deroghe: ogni essere umano, anche il più distante, anche il più ostile, ha diritto a essere difeso.
Una scelta che gli costò la vita, ma che lo rese immortale nella memoria civile del Paese. «Avvocato non si fa, si è», recita il motto che Croce dimostrò di incarnare fino all’estremo sacrificio. Per lui, la toga non era solo un abito professionale, ma un impegno profondo, totalizzante, una scelta di vita che non conosceva compromessi.
Nel ricordare la figura di Fulvio Croce, il pensiero è andato oggi anche a Giorgio Ambrosoli, altro martire della legalità, altro uomo di legge capace di anteporre la fedeltà alla verità a ogni minaccia personale.
«Oggi, nel nome di Croce — ha dichiarato l’Avvocato Alberto Del Noce, Presidente dell’Unione Nazionale delle Camere Civili — rinnoviamo il nostro giuramento: difendere sempre i diritti fondamentali, servire senza paura la giustizia, vivere con onore la nostra funzione. Perché il suo sacrificio non sia mai un ricordo sterile, ma una luce che continua a guidarci».
Un richiamo potente e necessario, in tempi in cui la difesa dei diritti e dei principi costituzionali resta un presidio irrinunciabile della democrazia.
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