ROMA — La questione carceraria torna con urgenza al centro dell’agenda istituzionale. A rilanciare il tema è stato lunedì scorso il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha definito «preoccupanti» le condizioni del sistema penitenziario italiano, chiedendo interventi immediati e concreti. Un appello raccolto dal presidente del Cnel, Renato Brunetta, che ha risposto convocando una riunione straordinaria del Segretariato permanente per l’inclusione delle persone private della libertà personale.
L’organismo, istituito nel quadro del progetto interistituzionale Recidiva Zero, nato nel 2023 grazie a un accordo tra Cnel e ministero della Giustizia, ha definito un vero e proprio cronoprogramma di attività per i prossimi mesi. L’obiettivo è ambizioso: trasformare il carcere da luogo di mera detenzione a spazio di recupero, formazione e inserimento lavorativo, come indicato dall’articolo 27 della Costituzione.
Un programma operativo già avviato
Il piano prevede la promozione di percorsi scolastici, formativi e professionali sia all’interno che all’esterno degli istituti penitenziari, accompagnato dalla pubblicazione mensile di report di monitoraggio sullo stato di avanzamento delle iniziative.
Già entro questo mese verrà presentato al ministro della Giustizia Carlo Nordio un pacchetto di osservazioni e proposte per la riforma della legge Smuraglia e per la revisione del regolamento penitenziario (Dpr 230/2000), con particolare attenzione all’organizzazione del lavoro dei detenuti.
A fornire un contributo concreto saranno anche le 16 organizzazioni datoriali che, il 17 giugno scorso, hanno firmato un protocollo d’intesa nell’ambito della seconda giornata di studi dedicata proprio al progetto Recidiva Zero.
Sostegno alle imprese e nuove opportunità digitali
Parallelamente, il ministero delle Imprese e del Made in Italy sta lavorando a un’azione specifica per incentivare le aziende interessate ad avviare attività produttive in carcere o a inserire ex detenuti nel proprio organico. In questa direzione, è stato chiesto a Cassa Depositi e Prestiti di affiancare le imprese con servizi di consulenza tecnica e supporto operativo.
Un altro tassello riguarda la sperimentazione, in otto istituti penitenziari, della piattaforma Siisl del ministero del Lavoro — il Sistema Informativo per l’Inclusione Sociale e Lavorativa — che consentirà ai detenuti di accedere a opportunità occupazionali, con l’obiettivo di estenderla progressivamente a tutte le 189 carceri italiane.
Dall’università ai call center pubblici: le nuove frontiere dell’inclusione
Non solo formazione e lavoro: il piano prevede anche di ampliare l’offerta di istruzione universitaria in carcere, introducendo punteggi premiali per gli atenei che parteciperanno al progetto, grazie a un’intesa in via di definizione con l’Anvur.
Sul fronte normativo, il Cnel si prepara a presentare un secondo disegno di legge dopo quello depositato nel maggio 2024, e una proposta innovativa per riservare ai detenuti una quota del 5% dei posti nei call center pubblici.
Un progetto aperto alla collaborazione territoriale
Ultimo, ma non meno importante, il coinvolgimento diretto delle Regioni attraverso il Programma nazionale Inclusione e lotta alla povertà, per costruire percorsi personalizzati di reinserimento sociale e lavorativo al termine della pena.
«Per trasformare il periodo di detenzione in un vero percorso di recupero e reintegrazione sociale, serve il contributo di tutte le istituzioni e del mondo produttivo», ha ribadito Brunetta. «Solo così le carceri italiane potranno diventare luoghi più umani, capaci di offrire una seconda possibilità e di ridurre realmente il rischio di recidiva».
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