Sono più di 33 milioni i cittadini e le cittadine che hanno un’identità digitale Spid, per accedere ai servizi online delle PA per effettuare iscrizioni, pagamenti e accedere ai bonus.
Negli ultimi anni, anche grazie alla pandemia e al processo di digitalizzazione, Spid ha registrato una crescita notevole. All’inizio del 2022 le identità Spid attive in Italia erano 28 milioni, mentre prima della pandemia erano soltanto 6 milioni gli italiani in possesso di Spid.
Nonostante i numeri, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alessio Butti ha dichiarato di voler «spegnere gradualmente Spid che raccoglie una serie di identità digitali e facilitare l’azione delle nostre imprese e dei cittadini con la Pubblica Amministrazione. D’accordo tutti dobbiamo cominciare a spegnere lo Spid e avere la carta d’identità elettronica come unica identità digitale».
Cie: più sicura ma con dei limiti
La Carta d’Identità Elettronica (Cie) è già stata attivata da 31,3 milioni di persone, ed è la naturale evoluzione della carta d’identità cartacea. Sembra una carta di pagamento, dotata di due microchip che contengono i dati personali e tutte le informazioni necessarie per l’autenticazione online.
Per esempio, per effettuare l’accesso al sito dell’Inps o a quello dell’Agenzia delle entrate si possono usare sia Spid che Cie, anche se quest’ultima fornisce un livello di sicurezza in più.
Da smartphone, l’autenticazione è rapida in entrambi i casi, inserendo codici o avvicinando la carta al telefono; mentre dal Pc, chi utilizza la Carta d’Identità Elettronica deve avere un lettore smartcard apposito.
Butti è consapevole dei limiti della Cie. «Anzitutto i lunghi tempi di rilascio, diversi da Comune a Comune. Per ottenerla, inoltre, i cittadini devono pagare 16,79 euro e recarsi fisicamente presso un ufficio comunale».
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Stando alle dichiarazioni di Butti, l’intenzione è quella di spegnere definitivamente Spid e rendere la Cie l’unico metodo di autenticazione, online e offline.
L’idea di far confluire i due strumenti, fornendo le credenziali Spid nel momento in cui si deve fare la Carta d’Identità Elettronica e lasciando gestire tutto allo Stato era un’ipotesi già messa sul tavolo dal governo Conte II, grazie alla ministra per l’Innovazione Paola Pisano.
Come avverrà la migrazione?
Ma con «spegnere» si intende che 33 milioni di identità digitali attive spariranno completamente o che confluiranno nella Cie? E in quest’ultimo caso, come potrebbe avvenire il processo?
Spid è erogata dagli Identity Provider, che attualmente sono nove, tra i quali troviamo Aruba, Poste, Intesa, Tim ed altri. Come potrebbe avvenire la migrazione? E soprattutto, verso quale destinazione, dato che non esiste un gestore pubblico che se ne occupa?
Pisano, inizialmente voleva coinvolgere PagoPa, successivamente virando verso un potenziamento degli Identity Provider. Entrambi piani falliti.
La convergenza tra i due strumenti è un processo utile per avere all’interno di un solo pacchetto il livello di sicurezza recentemente richiesto da Bruxelles per l’identità digitale europea.
I chiarimenti di Butti
Butti chiarisce che l’intenzione non è assolutamente quella di «eliminare l’identità digitale, ma averne solamente una, nazionale e gestita dallo Stato. Stiamo lavorando, sulla base di questa idea, sondando le necessità di tutti gli stakeholder coinvolti. I primi esiti dei nostri colloqui sono incoraggianti e li puntualizzeremo nei prossimi mesi con estrema trasparenza».
L’idea è quella di «lavorare per assicurare il rilascio della Cie da remoto, a costo zero e in 24 ore, e per garantirne la sua usabilità, attraverso soluzioni semplici almeno quanto lo Spid. Nei prossimi mesi occorrerà coinvolgere i fornitori di identità digitale».
Un’idea «potrebbe essere chiedere loro un supporto alla migrazione a Cie, favorendo una transizione negoziata tra i due sistemi. Sia Spid che Cie sono identità digitali Eidas» notificate a Bruxelles. «La migrazione andrà pertanto gestita a livello europeo, spiegandone il senso e, soprattutto, notificando tempestivamente eventuali variazioni tecnologiche necessarie a rendere la Cie più usabile».
Se ne parla il prossimo anno
All’opposizione questa idea proprio non piace, soprattutto a Italia Viva. Per Matteo Renzi: «Dopo l’indecoroso balletto sul Pos e la scelta miope di cancellare 18app, ora il governo Meloni prova a spegnere anche Spid. Ma perché la Meloni ha così paura dell’innovazione?»
«Si tratta di un’innovazione del nostro governo, che ci invidiano anche da altri paesi europei, su cui siamo arrivati per una volta primi. Il governo torni indietro, si fermi prima di fare un’altra brutta figura: diciamo basta alle scelte contro i cittadini».
Per ora, il punto di vista di Butti non ha ancora trovato il suo spazio, e con la Manovra non troveremo alcun intervento sullo Spid. Tuttavia, nel corso del prossimo anno, il Governo potrebbe cominciare a dedicarsi alla questione, con un cambio di rotta rispetto al precedente esecutivo, che aveva puntato tantissimo sullo Spid per completare il processo di digitalizzazione in Italia.
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