28 Luglio 2021

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Domotica, la nuova frontiera degli abusi domestici

La domotica, ovvero l’applicazione dell’informatica alla gestione delle abitazioni, è certamente una bella svolta nella tecnologia applicata alla vita di tutti i giorni. Eppure, potrebbe favorire gli abusi domestici.

Rifacendoci un articolo dell’Avv. Marco Martorana e dell’Avv. Praticante Roberta Savella, vediamo quali sono le principali forme di abuso.

FORME DI ABUSI LEGATI ALLA DOMOTICA

GLI “INTRAMONTABILI” FINI COMMERCIALI

I dispositivi di casa sono ormai quasi tutti “intelligenti”. Sono in grado di comunicare con noi, ma anche tra loro e addirittura con soggetti terzi. Raccolgono costantemente e trasmettono moltissime informazioni sulle nostre abitudini, i nostri gusti e pesino il nostro stato di salute.

Quanto siamo consapevoli dei dati che condividiamo? Questi dati sono anonimizzati oppure sono tutti facilmente collegabili al nostro nome? Che uso ne fanno le compagnie?

Dovremmo preoccuparci di questi interrogativi per una questione di tutela della nostra privacy. Ma tutela da cosa? Come per i dati che condividiamo nel momento in cui usiamo un social o facciamo una ricerca su Google, allo stesso modo anche i dati che provengono dai nostri apparecchi di domotica rappresentano una manna dal cielo per tutte le società che hanno bisogno di raccogliere dati per profilare le persone e influenzarne le decisioni d’acquisto.

I CYBERCRIMINALI

Come tutti i dispositivi digitali, anche i sistemi che controllano telecamere, termostati ed elettrodomestici possono essere hackerati. Malintenzionati potrebbero prenderne il controllo e gestirli da remoto per monitorare e tormentare gli inquilini. A quale scopo? Furti, raccolta di informazioni da utilizzare per attività illegali, ma anche richieste di riscatto pur di essere lasciati in pace.

E SE IL CATTIVO FOSSE UN NOSTRO CONOSCENTE?

Cosa succede se ad avere il controllo di quei sistemi fosse un partner tossico dal quale non riusciamo a liberarci o un ex che non ci lascia stare?
La possibilità di controllare a distanza ciò che avviene in casa e le nostre attività renderebbe molto difficile costruirsi una vita serena.

Potrebbe sembrare fantascienza, ma come fanno notare gli autori dell’articolo di riferimento, oggi un partner abusivo ha a disposizione molti più strumenti di quanti ne avesse dieci anni fa:

“un semplice termostato intelligente può essere utilizzato per comportamenti intimidatori e abusivi, se controllato da remoto da un soggetto che ha intenzione di indurci in uno stato di soggezione e paura e, a tal fine, regola la temperatura della nostra casa in modo da crearci dei disagi. Altre volte, invece, le telecamere inserite di default in alcuni dispositivi smart possono essere usate per osservarci anche quando non vogliamo, come è avvenuto nel Regno Unito dove un uomo è stato condannato per stalking per aver spiato la ex moglie, hackerando il sistema di telecamere smart della casa che un tempo condividevano.”

COME AFFRONTARE IL PROBLEMA

Sicuramente il primo passo è la consapevolezza dei rischi che si celano dietro a innovazioni tecnologiche positive come quelle legate alla domotica.

A ciò va certamente aggiunta tutto la normativa a tutela della privacy e dei dati personali, che però va implementata. Ricordiamo infatti che il GDPR non si applica alle persone fisiche che trattino dati legati ad attività esclusivamente personali e domestiche (articolo 2 paragrafo 2 lettera c) e risulta quindi del tutto inutile contro gli abusi privati.

Sarebbe inoltre opportuno lavorare anche sulla sicurezza in partenza dei dispositivi.
Nel 2018 il governo britannico ha pubblicato il “Code of Practice for consumer IoT security”, che raccoglie le misure pratiche che gli sviluppatori dei device IoT devono seguire per favorire la sicurezza degli utenti. Tra queste:

  • – nessuna password di default (molti utenti non la cambiano mai),
  • – possibilità di segnalare al produttore eventuali vulnerabilità,
  • – obbligo di periodici aggiornamenti di sicurezza,
  • – obbligo di comunicare prima della vendita quando non verranno più rilasciati aggiornamenti,
  • – possibilità di conservare in modo sicuro credenziali di accesso e altri dati nel dispositivo, e assicurare la crittografia dei dati in caso di trasferimento,
  • – facilitare la cancellazione dei dati personali da parte dell’utente.

L’obiettivo è giungere a una forma di sicurezza by design, ovvero che l’onere di occuparsi della sicurezza di un dispositivo elettronico non ricada più sull’utente ma sul produttore stesso, che deve lavorare su tutti gli elementi che favoriscono la sicurezza in fase di progettazione e di realizzazione del dispositivo.

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