Non si è mai troppo vecchi per reinventare sé stessi. Questa è la storia di Michele Campanile, che ad 82 anni d’età diventa avvocato, dopo 40 anni passati in cattedra come insegnante di storia e filosofia in un liceo classico di Foggia.
Nel 2007 l’uomo va in pensione, ed è allora che decide di riprendere in mano i vecchi libri di diritto, accantonati dopo la laurea in Giurisprudenza conseguita 57 anni fa. «Il diritto è sempre stato una mia passione», rivela l’uomo.
Una passione che, per motivi lavorativi, ha dovuto accantonare. Campanile racconta a Repubblica: «Avevo famiglia, e avevo bisogno di lavoro. Appena laureato ho conseguito l’abilitazione in filosofia e storia e così mi sono messo a insegnare fino al 2007. Una volta in pensione sono tornato alla giurisprudenza».
Dunque, niente notti insonni, niente lauree in tempi record. L’uomo, comunque, non nasconde di aver riscontrato difficoltà nel rimettersi a studiare, dopo tanti anni di lontananza dai libri. «Un vero e proprio sacrificio, ma studiando sono tornato con la mente a quando ero ragazzo».
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La figlia, avvocata a Bologna, l’ha supportato durante il suo percorso, ma soprattutto «mi ha spronato negli studi». Con dedizione e forza di volontà Campanile ha raggiunto il suo obiettivo, svolgendo il praticantato in uno Studio Legale e superando l’esame di abilitazione per diventare avvocato.
Lunedì 3 aprile, Campanile ha prestato giuramento a Foggia, nell’aula della Corte d’Assise, davanti ad amici, nuovi colleghi e consiglio dell’ordine. Con lui le figlie, la moglie Rosa e i nipoti.
L’uomo non si accontenta del semplice titolo, poiché è intenzionato ad esercitare la professione: ma non per guadagnare. «Voglio aiutare la gente. Ho una pensione, posso vivere con quella e per il resto voglio prestare assistenza a chi non può permettersi un avvocato».
«Non mi illudo di avere una grande clientela», conclude, «ma voglio aprire uno studio con mia figlia Luigia che già lavora a Bologna e gli anni che mi restano voglio dedicarli a chi ha bisogno e alla professione. Voglio soprattutto essere d’aiuto ai più deboli».
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