Da qualche tempo oramai stiamo assistendo alla compressione dei nostri diritti in favore della tutela della salute, ma fino a che punto è corretto questo restringimento delle libertà personali?
Le teorie sul tema sono molteplici e da ognuna scaturiscono considerazioni di cui è necessario tenere conto anche alla luce della situazione del tutto emergenziale che stiamo vivendo.
In tema di privacy, Antonello Soro, Presidente del Garante per la protezione dei dati personali, specifica che è lecita la contrazione del diritto alla riservatezza purché tale restringimento sia temporaneo e dettato da un’esigenza contingente: “Non deve costituire un punto di non ritorno”.
Ciò a cui di fatto si sta arrivando è un accesso sempre più vasto e profondo in quelle che sono le nostre abitudini di vita quotidiana.
L’intervento di Antonello Soro del 25.03.2020 chiarisce che riterrebbe possibile l’utilizzo di un’applicazione che tracci gli spostamenti di ognuno di noi, ma previa regolamentazione e definizione degli ambiti di intervento e del periodo per cui è consentita la deroga alla tutela della riservatezza.
In poche parole si assume che un restringimento della privacy in virtù del bene comune -salute- sia legittimo se proporzionale, temporaneo e normato da un decreto che ne definisca l’operatività.
Di che cosa si tratta
Il tracciamento consisterebbe nell’utilizzo di applicazioni digitali, quali quelle installate sui nostri cellulari e il tracciamento facciale, che consentano di verificare gli spostamenti dei singoli soggetti con segnalazione delle persone con cui questi sono venuti in contatto.
Vi sarebbero però, secondo il Garante dei Dati personali, alcuni principi fondamentali da rispettare:
- proporzionalità, ovvero verificare e gestire i dati per il solo scopo per cui sono stati acquisiti,
- trasparenza, fare cioè in modo che il trattamento dei dati sia finalizzato alla sola tutela della salute;
- minimizzazione, ovvero limitare e ridurre tutte le miriadi di dati personali che verrebbero inevitabilmente carpiti dai singoli dispositivi in considerazione di uno scopo sociale superiore, generale e senza dubbio prevalente.
Il rischio
Spesso, sino a non troppo tempo fa, i dati personali venivano utilizzati anche quale strumento di controllo utile per “indirizzare” le scelte commerciali e politiche dei singoli individui, e ora, viste le esperienze di altri paesi, si teme che un simile controllo sia il preludio di un’ingerenza dello Stato nella vita di ognuno di noi.
Risulta opportuno lottare dunque per la riservatezza dei nostri dati personali, tenendo presente che alcune contrazioni dei diritti sono legittime solo se -come precisato dal Presidente dell’Autorità garante dei dati personali- vi sia proporzionalità, trasparenza, temporaneità delle misure e non si tratti di un punto di non ritorno.
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Dott.ssa Isabella Albrizzi
Laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Padova, collabora nel settore legale di UpLex di Treviso dal 2014, avendo maturato competenze professionali in ambito giudiziale e stragiudiziale nel settore civile, commerciale e fallimentare.
Principalmente orientata al profilo di assistenza aziendale, predispone percorsi di adeguamento aziendali in qualità di consulente Privacy.
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