Una piazza compatta e indignata quella che ieri, a Roma, ha ospitato la protesta contro il decreto Sicurezza voluto dal governo Meloni. A promuovere la manifestazione l’Unione delle Camere Penali, con il sostegno di esponenti delle opposizioni e del mondo giuridico, esclusi i parlamentari del Movimento 5 Stelle. Tra slogan duri e interventi accorati, è stata denunciata quella che molti hanno definito «una forzatura istituzionale senza precedenti».
Ad aprire la serie di interventi il presidente dei penalisti italiani, Francesco Petrelli, che ha descritto il provvedimento come «un pericolo per i diritti fondamentali e le libertà individuali, che rischiano di essere drasticamente compressi». Tesi condivisa anche dalla vicepresidente del Senato, Anna Rossomando (Pd), che ha ricordato come «da oltre un anno il Parlamento stesse lavorando a una legge sulla sicurezza, coinvolgendo magistrati, università e sindacati. Il governo ha scelto di azzerare tutto con un decreto legge, un atto che calpesta le regole della democrazia parlamentare».
Duro anche il giudizio di Maria Elena Boschi, presidente dei deputati di Italia Viva: «In pochi minuti, il Consiglio dei ministri ha cancellato un anno di confronto e sacrificato il dibattito parlamentare. È uno sfregio alla democrazia e alla funzione del Parlamento».
Anche Alleanza Verdi e Sinistra ha fatto sentire la sua voce attraverso Ilaria Cucchi e Peppe De Cristofaro: «Questo decreto non renderà l’Italia più sicura, ma più repressiva e ingiusta. Usare la decretazione d’urgenza per ostacolare il dissenso è una deriva autoritaria».
Dalla piazza è arrivato poi il durissimo intervento di Riccardo Magi (+Europa), che ha parlato di «un mostro giuridico di 40 articoli, una mina vagante per l’ordinamento democratico». Magi ha annunciato di aver avviato personalmente un conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale, chiedendo anche ai presidenti di Camera e Senato di fare altrettanto per difendere le prerogative del Parlamento.
Presente anche Gaetano Scalise di Noi Moderati, che ha illustrato proposte di modifica, tra cui una per tutelare le detenute madri, prevedendo gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico al posto del carcere.
Sul palco si è alternato anche il magistrato Ciccio Zaccaro, segretario di AreaDg, la corrente progressista dell’Anm, che ha ribadito: «La sicurezza deve essere al servizio dei diritti e delle garanzie, altrimenti diventa autoritarismo».
Non è mancata Rita Bernardini di Nessuno Tocchi Caino, giunta al quindicesimo giorno di sciopero della fame per protestare contro il decreto e a favore di un provvedimento di indulto.
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