25 Luglio 2025 - ESTERI | La guerra commerciale

Dazi USA-UE, trattative ad alta tensione: accordo vicino, ma resta l’incognita Trump

Bruxelles propone un dazio base del 15% con esenzioni settoriali, ma prepara contromisure per 93 miliardi in caso di rottura. Von der Leyen avverte: «Pronti a reagire». L’Italia stanzia un miliardo per tutelare l’agroalimentare

La trattativa tra Stati Uniti e Unione Europea sui dazi commerciali è entrata nella fase decisiva. «Stiamo andando bene con l’Ue», ha dichiarato il presidente americano Donald Trump, lasciando intendere un possibile esito positivo. Ma l’accordo, seppur «a portata di mano» secondo la Commissione europea, non è ancora stato siglato. Il nodo cruciale resta la definizione di un dazio base al 15%, accompagnato da un pacchetto di esenzioni per comparti strategici.

Una trattativa aperta, ma con il timer attivo. Il conto alla rovescia scade il 1° agosto, termine fissato dall’amministrazione statunitense per l’eventuale inasprimento delle tariffe fino al 30% su larga parte delle esportazioni europee verso gli USA. In risposta, Bruxelles ha già approvato una lista di controdazi per un valore complessivo di 93 miliardi di euro, pronti a scattare dal 7 agosto. Nella lista nera figurano prodotti simbolo del made in USA: dalle Harley-Davidson ai jeans Levi’s, passando per aerei Boeing, pollo e soia.

Von der Leyen: tutte le opzioni restano sul tavolo. Intervenuta da Pechino, dove era impegnata nel vertice Ue-Cina, la presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha ribadito l’approccio dialogante dell’Europa, ma ha precisato che «tutti gli altri strumenti rimarranno disponibili finché non otterremo un risultato soddisfacente».

Proprio ieri, la Commissione ha formalizzato il piano di reazione approvato dalla quasi totalità degli Stati membri, con la sola eccezione dell’Ungheria. Grazie al sostegno di 15 Paesi rappresentanti oltre il 65% della popolazione europea, Bruxelles può ora attivare anche il “bazooka” anti-coercizione, uno strumento difensivo pensato per rispondere a misure economiche unilaterali.

Berlino si schiera, Parigi chiede di accelerare. Determinante nella costruzione della linea comune è stato il cambio di rotta della Germania, convinta ad assumere una posizione più assertiva dopo la lettera inviata da Trump l’11 luglio. La Francia, dal canto suo, spinge per l’immediato utilizzo dello strumento anti-coercitivo, ma la Commissione mantiene una linea più prudente, sottolineando che al momento le condizioni per un’escalation non sono ancora mature.

Il contenuto dell’intesa in discussione. Oltre al dazio del 15%, che includerebbe una quota del 4,8% prevista dalla clausola della nazione più favorita (standard del libero scambio), si lavora a esenzioni mirate su settori come aeronautica, alcolici, dispositivi medici e farmaci generici, oltre ad attrezzature industriali critiche per l’economia statunitense. Sul tavolo anche quote di acciaio e alluminio, con soglie oltre le quali scatterebbero tariffe fino al 50%.

Il segretario al Commercio Usa, Lutnick, interlocutore del commissario europeo Šefčovič, ha scherzato in diretta su CNBC sull’urgenza dell’accordo: «L’Ue vuole un’intesa così tanto, è quasi commovente», ha ironizzato.

L’Italia corre ai ripari sul fronte agricolo. Di fronte al rischio concreto di nuove tariffe sui prodotti agroalimentari, il ministro Francesco Lollobrigida ha annunciato un piano di 1 miliardo di euro, di cui 300 milioni destinati al Fondo per la Sovranità alimentare. Un intervento che mira a sostenere le filiere più esposte all’eventuale ondata di dazi e a contrastare i temuti tagli alla Politica agricola comune, che dal 2027 potrebbero vedere una riduzione del 20%, passando da 386 a 300 miliardi di euro.

Tokyo-Washington come modello. Le trattative Ue-Usa si sviluppano sulla scia dell’accordo raggiunto tra Giappone e Stati Uniti, che ha fornito uno schema di riferimento per la definizione di tariffe e soglie di esportazione. Ma il vero ago della bilancia resta, come sempre, la volontà politica di Trump, il cui orientamento finale potrebbe spostare gli equilibri in un senso o nell’altro.

Nel frattempo, l’Europa continua a muoversi su due binari: pronta al dialogo, ma anche determinata a difendere i propri interessi strategici. I prossimi giorni saranno decisivi per capire se prevarrà l’intesa o se il braccio di ferro sfocerà in una nuova guerra commerciale.


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