ROMA – La quarta edizione della conferenza internazionale CyberSec 2025 ha acceso i riflettori sulle minacce informatiche globali e sulle sfide legate alle tecnologie emergenti. Un evento di punta per la cybersecurity italiana, che ha riunito istituzioni, forze dell’ordine, esperti del settore e rappresentanti della NATO per affrontare il tema sempre più pressante della sicurezza informatica in un contesto geopolitico instabile.
Dall’intelligenza artificiale alla crittografia post-quantistica, dallo spionaggio alla disinformazione online, le nuove frontiere del rischio cyber richiedono strumenti legislativi più efficaci. Questo il monito lanciato da Vittorio Rizzi, Direttore Generale del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza (DIS), che ha sottolineato la necessità di colmare il gap normativo esistente:
“Abbiamo costanti vuoti nella legislazione in materia di cybersecurity che ci costringono a interpretazioni giuridiche acrobatiche. Il cambiamento nel dominio cyber è rapidissimo e il nostro ordinamento fatica a tenere il passo”.
La minaccia cyber: un rischio trasversale
Le istituzioni italiane sono nel mirino degli hacker: gli attacchi informatici contro enti governativi e infrastrutture critiche sono in costante aumento. La necessità di un’azione coordinata è stata ribadita da Lorenzo Guerini, Presidente del Copasir, che ha parlato dell’importanza di una strategia condivisa per la sicurezza nazionale:
“Le nostre democrazie sono sotto minaccia costante, interna ed esterna. Serve una visione strategica per proteggere l’interesse nazionale”.
Dello stesso avviso anche il Procuratore Nazionale Antimafia, Giovanni Melillo, che ha denunciato il ritardo del sistema giudiziario nell’adottare strumenti tecnologici adeguati:
“La criminalità organizzata cibernetica si è strutturata con modelli simili a quelli delle grandi aziende. Se non sviluppiamo sistemi di intelligence basati sull’IA, resteremo indietro”.
I nuovi scenari di rischio: IA, criptovalute e social media
La conferenza ha evidenziato come le tecnologie emergenti, se non adeguatamente regolamentate, possano diventare strumenti per il crimine e il terrorismo. Tra i principali vettori di rischio citati dagli esperti:
- Intelligenza Artificiale: utilizzata per attacchi informatici sofisticati e per la manipolazione delle informazioni.
- Criptovalute e blockchain: mezzi sempre più diffusi per il riciclaggio di denaro e il finanziamento di attività illecite.
- Social media: terreno fertile per la radicalizzazione, la propaganda e la diffusione di fake news.
“Il dominio cyber è ormai centrale in tutti gli ambiti della nostra vita. Non possiamo più considerarlo solo una questione tecnica: è un tema politico, economico e di sicurezza nazionale”, ha concluso Rizzi.
Il futuro della cybersicurezza: serve più Europa
Uno degli aspetti più discussi è stata la necessità di un coordinamento internazionale. Come sottolineato dal Direttore del Servizio di Polizia Postale, Ivano Gabrielli, la pervasività degli attacchi informatici è aumentata in modo esponenziale, colpendo non solo istituzioni, ma anche sanità, finanza e industria.
“Serve un nuovo approccio investigativo e una legislazione europea più forte, perché nessun Paese può affrontare questa sfida da solo”, ha dichiarato Gabrielli.
L’appello lanciato dagli esperti di CyberSec 2025 è chiaro: senza un aggiornamento normativo e una strategia condivisa, il Paese rischia di trovarsi impreparato di fronte alle minacce del futuro.
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