La comunicazione legale non segue regole scientifiche, ma non è nemmeno un territorio selvaggio dove ogni cosa è concessa.
Alcuni episodi hanno acceso un grosso dibattito circa l’utilizzo dei social network da parte degli avvocati. Spesso, gli errori di qualcuno ricadono interamente sulle spalle di chi, invece, “si comporta bene”.
Dignità, moralità e decoro rappresentano le basi della deontologia forense e tutelano la percezione di fiducia che le persone hanno nei confronti della figura dell’avvocato.
L’avvocato ha il dovere di comportarsi in maniera leale e corretta in qualsiasi situazione – lavorativa o privata. Dunque, anche nel mondo digitale bisogna rispettare queste basi.
Lo Studio italiano dell’anno
Possiamo trarre alcuni spunti di riflessione da uno di questi episodi, per capire che cosa non si deve mai fare nel campo della comunicazione legale.
Un importante Studio milanese, specializzato nel diritto del lavoro, ha ricevuto il premio «Studio italiano dell’anno nel settore del diritto del lavoro».
Chi conosce i meccanismi segreti di questi “award”, sa benissimo che vengono conferiti da una giuria che segue determinati criteri, come il valore e l’importanza delle operazioni e dei processi di cui si sono occupati e dal gradimento che hanno espresso i clienti.
La candidatura poggia sulle operazioni maggiormente rilevanti che lo Studio ha seguito nel corso dell’anno.
Gli award nel mondo legale
Ricerche, premi e survey per avvocati e Studi legali si sono letteralmente moltiplicati negli ultimi anni. Ma non tutti hanno lo stesso valore reputazionale, statistico e scientifico. Importati dagli States ed esportati in Inghilterra, i primi Legal Awards sono apparsi in Italia nel 2006.
Un premio offre un’opportunità preziosissima di comunicazione per lo Studio. Se ben sfruttata, potrebbe migliorare l’opinione dei clienti e dei potenziali contatti.
Non sono sempre chiari i criteri che vengono utilizzati dagli organizzatori per decidere e distribuire i premi. Non sono nemmeno così trasparenti le composizioni delle giurie e i meccanismi di voto. Ma nonostante queste opacità, gli Studi decidono comunque di investire delle cifre parecchio importanti nelle serate di gala, nella speranza di ricevere i premi.
Tutti gli Studi che attirano l’attenzione di case editrici e riviste vengono contattati per essere convinti a inviare la propria candidatura per una o più categorie e indicare i migliori successi nel proprio settore.
Errori che compromettono la reputazione dello Studio
Lo Studio milanese sopracitato ha deciso di pubblicare su LinkedIn un post per esprimere la soddisfazione per il premio appena ricevuto. Nulla di male, giusto?
Tuttavia, si legge nel post:
«Stimato per la proattività e la lungimiranza con cui affianca i clienti. Come nell’assistenza a […] per la chiusura dello stabilimento fiorentino e l’esubero di circa 430 dipendenti. Lavoro di #squadra, #passione e #dedizione, questi i valori nei quali crediamo e che ci spingono a voler raggiungere traguardi sempre più alti».
L’uscita non è passata affatto inosservata, suscitando moltissime critiche anche a livello di stampa nazionale. Anche i sindaci del comune e del capoluogo interessati hanno sottolineato la mancanza di tatto del post in questione. Inoltre, il licenziamento collettivo di cui lo studio si è vantato nel post, nel frattempo è stato annullato dalla magistratura.
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Comunicazione e deontologia forense
L’attenzione si è focalizzata sulle espressioni utilizzate, come quel “circa” in riferimento ai lavoratori che sono stati licenziati e l’entusiasmo inappropriato nei confronti di un evento parecchio delicato.
Inoltre, si è parlato molto di deontologia forense. È proprio il Codice Deontologico Forense a vietare espressamente di «indicare il nominativo dei propri clienti o parti assistite, ancorché questi vi consentano».
Dopo le polemiche il post è stato prontamente rimosso da tutti i social dove era stato pubblicato e il sito dello Studio è stato oscurato.
Breve elenco degli errori commessi
Facciamo un breve recap degli errori che ha commesso lo Studio in questione:
- aver utilizzato un tono eccessivamente trionfalistico e autocelebrativo;
- la menzione al nome del cliente;
- aver gioito per il licenziamento di tantissimi lavoratori;
- rivendicare il successo di una causa persa;
- l’utilizzo generale della lingua italiana;
- hashtag non significativi a livello di indicizzazione del post.
Come sistemare la situazione?
La reputazione è l’opinione che hanno gli altri dello Studio, del leader e dei componenti, delle qualità professionali ma anche personali.
Non c’è assolutamente nulla di male, dunque, nel rendere note le competenze e i successi professionali. Ma l’opinione da parte degli altri deve migliorare, non essere compromessa.
Tutti si chiedono come si possa sistemare la situazione nel momento in cui vengono commessi errori da parte dello Studio legale. La regola principale da mettere in atto quando avvengono crisi a livello comunicativo è quella di dire il vero e dirlo per primi!
Se l’evento imbarazzante o la notizia negativa vengono commentati da terzi, ovviamente assisteremo ad un peggioramento della percezione dello Studio. L’onestà e l’osservanza della deontologia potrebbero benissimo emergere da un articolo finalizzato al chiarimento di quanto accaduto.
Lo Studio non ha responsabilità o possibilità di incidere sulla volontà del cliente di licenziare i lavoratori, ma può e deve fare il suo lavoro, rispettando la scelta e la dignità dei lavoratori che si troveranno a vivere una situazione spiacevole.
Per concludere
Se abbandoniamo e oscuriamo i social, dimostriamo che non abbiamo la minima idea di come gestire la situazione. Ma soprattutto che non disponiamo di argomenti validi per la difesa della nostra immagine. Bisognerebbe prendere atto dell’errore commesso e scusarsi pubblicamente!
Lasciarsi andare ad un facile vittimismo per tutti gli attacchi ricevuti non è una buona soluzione. Prendiamo come riferimento questa vicenda per capire che la presenza di un brand online non può essere una cosa improvvisata.
Se si vuole stare nel web è necessario affidarsi a dei professionisti della comunicazione per elaborare una strategia di comunicazione efficace, che prevede anche la gestione di un’eventuale crisi.
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