Redazione 7 Aprile 2025

Competenze digitali, la chiave per trovare lavoro: valgono più di una laurea

Le competenze digitali avanzate sono il nuovo lasciapassare per il mondo del lavoro.

Secondo uno studio condotto dalla Fondazione Bruno Kessler e dall’Università di Trento, conoscere algoritmi, programmare, saper utilizzare software statistici o piattaforme di cloud computing può fare la differenza più di una laurea nel processo di assunzione. I ricercatori hanno analizzato il comportamento di oltre 700 recruiter in Italia, Germania e Regno Unito, scoprendo che il possesso di competenze digitali avanzate aumenta sensibilmente la probabilità di essere assunti: +7,6% per i ruoli manageriali e +6,7% per quelli tecnici.

L’analisi si basa su un esperimento fattoriale che ha messo alla prova la valutazione di quattro profili professionali per ciascuno dei tre Paesi, distinguendoli in base a tre livelli di padronanza digitale: avanzato, intermedio e base.
Non si tratta di semplici abilità informatiche come l’uso di Office o dei social network, ma di skill tecniche specifiche: programmazione, gestione dei Big Data, utilizzo di software analitici, conoscenza di algoritmi e strutture dati, oltre a familiarità con sistemi distribuiti.

Lo studio evidenzia differenze significative tra i mercati del lavoro europei. Il Regno Unito, con il suo modello flessibile e meritocratico, premia maggiormente le abilità digitali (+10,21%). Al contrario, in Italia e Germania il titolo di studio continua ad avere un certo peso: in Italia, ad esempio, la laurea incide ancora per un +4,58% sulle possibilità di essere assunti. Tuttavia, anche in questi contesti più tradizionali, le competenze digitali avanzate si rivelano decisive per emergere.

Un altro dato interessante riguarda il “mismatch” tra formazione e lavoro: le competenze digitali funzionano da “paracadute” nei casi in cui il percorso di studi non sia perfettamente allineato con la posizione ricercata. In altre parole, possono compensare eventuali lacune educative, aumentando le chance occupazionali.

«Lungi dal creare disoccupazione tecnologica – commenta Paolo Barbieri, professore di Sociologia economica all’Università di Trento e promotore della ricerca – l’innovazione e le competenze digitali aiutano a creare lavoro qualificato e a favorire il matching fra domanda e offerta. Questo ci dice quanto sia cruciale formare i nostri studenti con strumenti adeguati a un mercato sempre più globale e selettivo».

In un mondo del lavoro in continua evoluzione, non basta più il titolo: servono conoscenze pratiche, specifiche e aggiornate. E la rivoluzione digitale, ancora una volta, cambia le regole del gioco.


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