Il caso Almasri continua a infiammare il dibattito tra magistratura e politica, generando nuove frizioni istituzionali. All’indomani dell’archiviazione delle indagini per la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e della trasmissione alla Camera della richiesta di processo per tre esponenti del governo – i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, e il sottosegretario Alfredo Mantovano – il focus della polemica si è spostato sulle parole del presidente dell’ANM Cesare Parodi.
Intervenuto a Radio anch’io, Parodi ha sottolineato come un eventuale processo potrebbe avere ricadute politiche anche significative. Ma a far infuriare il governo è stato un presunto riferimento – poi smentito – al capo di gabinetto del ministro della Giustizia, Giusi Bartolozzi, il cui ruolo è emerso nelle comunicazioni interne al Ministero subito dopo l’arresto del generale libico Almasri.
La reazione di Nordio: “Affermazioni inaccettabili”
Immediata la replica del ministro della Giustizia, che ha bollato le parole di Parodi come “improprie e sconcertanti”:
“Non so come Parodi si permetta di citare la mia capo di gabinetto, il cui nome – per quanto mi risulta – non è presente negli atti. Se così fosse, dovrei presumere che abbia accesso a informazioni riservate. È un’invasione di campo che considero istituzionalmente inaccettabile”.
Anche il vicepremier Antonio Tajani ha espresso stupore: “È una reazione incomprensibile, sembra una vendetta”.
Nel pomeriggio, è arrivata la precisazione dello stesso Parodi, che ha negato qualsiasi riferimento diretto a Bartolozzi, spiegando di aver fatto un “ragionamento generale” e ribadendo di non voler entrare nel merito dell’inchiesta.
Il nodo Bartolozzi e il ruolo del Ministero
Il nome di Giusi Bartolozzi è emerso nei giorni scorsi in alcune email interne al Dipartimento affari di giustizia, nelle quali – poche ore dopo l’arresto del generale – si suggeriva di non protocollare nulla e di usare una chat cifrata su Signal per comunicare sul caso. Una scelta che, per gli inquirenti, dimostrerebbe la consapevolezza dell’esistenza del mandato della Corte penale internazionale (CPI) e una possibile volontà di non darvi seguito, in contrasto con le prime smentite ufficiali.
Bartolozzi non rientra però tra i soggetti per cui è richiesta l’autorizzazione a procedere: eventuali indagini nei suoi confronti seguirebbero un canale ordinario, distinto da quello riservato ai membri del governo, soggetti alla procedura del Tribunale dei ministri.
Le accuse: omissione, favoreggiamento, peculato
Per Nordio, Piantedosi e Mantovano la Procura ipotizza i reati di:
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Omissione di atti d’ufficio, per non aver eseguito il mandato della CPI;
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Favoreggiamento personale, per aver consentito il rimpatrio di Almasri;
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Peculato, per l’utilizzo del volo di Stato destinato al generale libico.
La posizione di Giorgia Meloni è stata invece archiviata: secondo il Tribunale dei ministri non è emersa alcuna prova che dimostri una partecipazione attiva alla gestione del caso. La sua generica informazione sulla vicenda, e la successiva rivendicazione politica, non bastano a sostenere una responsabilità penale.
Le reazioni politiche: attacchi dalle opposizioni
Le parole della premier – che ha parlato pubblicamente di una scelta politica consapevole – hanno dato ulteriore carburante alle critiche dell’opposizione.
Elly Schlein, segretaria del PD, ha chiesto a Meloni di riferire in Aula “sulla responsabilità politica che si è assunta”.
Più diretto Matteo Renzi (IV): “Non mi interessa il profilo giudiziario. Il governo ha mentito e ha gestito con superficialità una questione di sicurezza nazionale. Siamo di fronte a dilettanti”.
L’avvocato Francesco Romeo, difensore di una delle vittime, ha rilanciato: “Le dichiarazioni della premier sono una confessione. Le indagini possono riaprirsi”.
Prossimi passi: la parola al Parlamento
Gli atti del Tribunale dei ministri sono stati trasmessi dal Procuratore di Roma Francesco Lo Voi al presidente della Camera, che dovrà ora inoltrarli alla Giunta per le autorizzazioni a procedere.
Per Meloni, invece, l’archiviazione segue un canale separato e non richiede alcun passaggio parlamentare.
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